Occorre modificare il Codice Rosso rendendolo più snello. Ad ogni denuncia di una donna devono seguire concrete misure di sicurezza e adeguati strumenti di controllo dello stalker. Oltre alla verifica delle armi detenute da soggetti psicologicamente labili o in cura presso strutture pubbliche e private.
Roma – Femminicidio sulla pubblica via. Ormai non c’è scampo per quelle donne che vogliono rompere ogni rapporto con compagni violenti e liberi di armarsi e uccidere. Prima il litigio al ristorante che aveva preso subito di brutto, poi la fuga fuori, ritenendo che fosse tutto finito. Macché. Lui la raggiunge e le spara al torace davanti al fratello terrorizzato di lei che spira poco dopo.
Sembra la sequenza di una fiction l’omicidio di Martina Scialdone, 35 anni, avvocato, ammazzata per mano del suo ex Costantino Bonaiuti, 61 anni, ingegnere ed esponente di AssiVolo, sindacato dei quadri Enav, con un colpo di semiautomatica che l’avrebbe fulminata all’istante. L’uomo, appassionato di armi da tiro e titolare di porto d’armi sportivo, diverse pistole e relativo munizionamento, aveva dato un appuntamento a quella che da qualche mese era diventata la sua compagna. I due si sono incontrati, lo scorso 13 gennaio, dopo le 21, presso il ristorante Brado in via Amelia, nel quartiere Tuscolano.
Motivo dell’incontro, voluto dall’uomo, sarebbe stato quello di tentare di ricucire un rapporto “malato” che ormai era diventato insopportabile per Martina che, pur resistendo in passato a violenze e soprusi, oltre che a minacce di morte, aveva deciso di troncare di netto. La coppia si frequentava da 2 anni, ma negli ultimi tempi si erano fatti sempre più frequenti violenti litigi per via del carattere irascibile e possessivo dell’uomo che, come pare, mal sopportava qualsiasi rifiuto specie quello di continuare una relazione che per Martina era ormai finita. Testimoni e polizia hanno poi tentato di ricostruire esattamente come sono andate le cose quella maledetta sera. I due intorno alle 23 avrebbero iniziato a litigare, prima piano, poi alzando i toni.
A un certo punto Martina si sarebbe alzata dal tavolo per andare in bagno, mentre Bonaiuti la seguiva sino a oltrepassare la porta del servizio. Da qui l’uomo e la donna, litigando ancora a voce alta tanto da richiamare l’attenzione di tutti i clienti del ristorante, proprietari compresi, uscivano dal locale. Una volta fuori Bonaiuti strattonava la donna per farla entrare di forza nella sua auto e sarebbe proprio a questo punto che il titolare del locale avrebbe telefonato alla Polizia, indicando anche il numero di targa del mezzo. Martina si sarebbe liberata dalla stretta dell’ex compagno e sarebbe rientrata nel ristorante dove aveva dimenticato la sua sigaretta elettronica. Una cameriera l’avrebbe notata e le avrebbe chiesto se avesse avuto o meno bisogno d’aiuto.
La donna rispondeva di no e con fare determinato sarebbe uscita di nuovo dall’elegante trattoria ma, sul vialetto che porta in strada, l’avrebbe avvicinata Bonaiuti che faceva fuoco al suo indirizzo. Nel tentativo di soccorrerla, il fratello della vittima, Lorenzo Scialdone, abbracciava la donna giusto il tempo di vederla morire tra le sue braccia in un lago di sangue. Bonaiuti, però, avrebbe tentato di rientrare nel locale ovviamente seminando il panico fra gli astanti. Ancora armato l’uomo non sarebbe riuscito ad entrare perché i titolari del Brado avrebbero bloccato la porta d’ingresso e chiamato una seconda volta la Polizia. Subito dopo arrivavano sul posto le volanti di zona e gli operatori del 118 che non potevano fare altro che constatare la morte della vittima.
Dopo la mezzanotte Costantino Bonaiuti veniva ammanettato in casa propria: ”Non volevo uccidere Martina – ha detto il presunto killer ai poliziotti – il colpo è partito per errore…”. L’uomo è stato trasferito in carcere mentre il Gip, Simona Calegari, ha convalidato l’arresto dell’uomo che al suo cospetto si è avvalso della facoltà di non rispondere:
”Quella sera ha avuto un istinto suicida – ha aggiunto l’avvocato Fabio Taglialatela, legale di fiducia del presunto assassino – la pistola è stata tirata fuori per fare del male a sé stesso. E ciò collima con le lesioni mortali che ha riportato la vittima, ma non c’era l’intento di uccidere… Il colpo è partito accidentalmente, tant’è che dall’esame del medico legale emerge che il proiettile ha avuto una traiettoria dall’alto verso il basso e a distanza ravvicinata”.