L’attentatore turco che sparò a Giovanni Paolo II in piazza San Pietro nel 1981, ha rilasciato in tv alcune dichiarazioni in merito ad uno dei più grandi misteri italiani, tuttora irrisolto. Ma la sua attendibilità vacilla ancora una volta.
Roma – “Emanuela Orlandi è viva e se il Vaticano vuole potrebbe tornare a casa”. A parlare in questa maniera, al solito poco convincente, è Mehmet Ali Agca l’attentatore di Giovanni Paolo II che si lascia andare al suo ennesimo show, approfittando delle telecamere di La7 durante la trasmissione Atlantide, condotta ad Andrea Purgatori, lo scorso 15 dicembre.
L’annosa vicenda del rapimento della giovane cittadina vaticana di 14 anni, sparita come un fantasma il 22 gennaio 1983, torna alla ribalta della cronaca in maniera ciclica. Ovvero quando cambia un governo, quando mancano gli argomenti, quando si spacciano per nuove notizie vecchie che sanno di muffa. Ma siccome in questo sgangherato Paese tutto è possibile, anche le parole dell’ex militante dei Lupi Grigi, tutt’altro che affidabile, possono avere un peso. Specie per depistare:
”Da quarant’anni si ripetono sempre le stesse cose – ha detto Agca –. Quando non c’è la verità, quando la menzogna continua, può danneggiare sia il Vaticano sia Emanuela Orlandi. Questa storia del sesso e del Banco Ambrosiano, dei riti satanici, è una menzogna. C’è una sola verità: Emanuela Orlandi è collegata con il Terzo segreto di Fatima. Un gruppo di persone dentro il Vaticano ha organizzato questo rapimento. Doveva servire soltanto per ottenere la mia liberazione“.
Agca prende poi la palla al balzo e non avendo altro da dire ripete quanto aveva già scritto a Pietro Orlandi:
“Se qualcuno in Vaticano vuole, Emanuela ritorna a casa domani – aggiunge l’attentatore di Papa Wojtyla – se non è successo qualcosa di straordinario o un attacco cardiaco, Emanuela Orlandi sta benissimo, nessuno le ha fatto male. Si trova in un convento e ha accettato serenamente il suo destino“.
Nel 2010 Agca, scarcerato definitivamente in Turchia, aveva incontrato il fratello di Emanuela dicendogli che avrebbe fatto pressioni, anzi che sarebbe intervenuto personalmente affinché Manuela potesse tornare a casa. Il convento in questione era stato tirato in ballo anche da un sedicente collaboratore dei servizi segreti italiani ma dopo verifiche la notizie si sarebbe rivelata una bolla di sapone, ammesso che le suore non abbiano nascosto nulla.
Per la Chiesa cattolica il peccato veniale si lava con la confessione dunque nulla di strano che le sorelle abbiano mentito sapendo di mentire. Comunque stiano le cose, dopo 12 anni Agca ripete sempre le stesse cose: perché dargli ancora credito? Settimane addietro si è parlato anche dei due audio “inediti” resi pubblici da Il Riformista e che sarebbero importanti ai fini di un’eventuale riapertura delle indagini.
Nei due file audio, in parte censurati, si capisce poco o nulla dunque è assai improbabile che possano servire a riesumare il fascicolo polveroso finito troppe volte in archivio. Nel primo nastro i due interlocutori parlano di Enrico De Pedis, il capo della banda della Magliana poi morto ammazzato sul suo scooter, e “rivelano” ciò che già si sapeva: a Renatino sarebbe stato chiesto di fare il lavoro sporco, cioè di ammazzare Emanuela dopo le violenze probabilmente subite a opera di notabili vaticani. Ma Manuela e l’altra ragazza, Mirella Gregori, anche questa sparita in circostanze misteriose il 7 maggio 1983, non vengono citate nella prima registrazione mentre nel secondo file si parla dell’inutilità di raccontare la verità e i rischi che si corrono se qualcuno osasse rivelare come sono andate le cose.
Dunque dove stanno le novità? “Illusioni e soltanto illusioni…”, scrive sui social Pietro Orlandi, come dargli torto? Nell’ultima lettera scritta dal fratello di Emanuela al Santo Padre l’uomo chiede ancora una volta di conoscere la verità e Papa Francesco risponde di rivolgersi al promotore di giustizia, Alessandro Diddi, la massima autorità giudiziaria della Santa Sede, che pare non abbia inteso ascoltare Orlandi. Insomma, la solita manfrina. Intanto, per parlare di cose serie, è stata chiesta l’istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulla scomparsa di Emanuela Orlandi. L’ha chiesta, per la seconda volta, Francesco Silvestri dei 5 Stelle che parla dei rapporti fra servizi segreti e Procura di Roma. In questa direzione c’è da scavare non poco.