Come il mitico serpente dotato di una testa ad ogni estremità, anche il centrodestra della Trinacria presenta due gruppi con posizioni differenti al proprio interno. La particolarità? Entrambi sono nella maggioranza.
Roma – Il centrodestra siciliano alla Regione non si limita a vincere. Può permettersi anche di litigare e creare, com’è avvenuto all’interno di Forza Italia, due gruppi paralleli pro e contro il Governo Schifani pur rimanendo nella maggioranza. Una cosa del genere non si era mai vista, cioè che un partito si dividesse ufficialmente in gruppi distinti denominati allo stesso modo e differenziati solo da un numero: “Forza Italia 1” e “Forza Italia 2”.
Non è che le divisioni nei partiti, per i motivi più vari, sono una rarità. Anzi rappresentano purtroppo la normalità. Semplice dialettica, affermano alcuni sognatori, a cui si dà una forma, che diventa sostanza quando si deve andare a votare in assemblea regionale. Ma al problema numerico si pone subito rimedio. Infatti ecco arrivare di corsa le consuete truppe cammellate, impersonate da “cavalieri” con tanto di scudo e spada, per tutelare il “re” da eventuali usurpatori impenitenti, che colgono l’occasione per rinsaldare i rapporti con il potere, rappresentato dal governatore Schifani. Governatore che potrebbe trovarsi in difficoltà alla conta di qualche provvedimento.
I paladini e suggeritori, per vocazione, sono diversi leghisti, autonomisti e persino qualche cardinale in pensione posto all’epicentro della Sicilia. Se si vuole volare alto sono certamente chiacchiere, maldicenze e pettegolezzi, ma se si intende essere pragmatici forse qualcosa che potrebbe prendere forma ci sarebbe ed anche già pre-confezionata. Si sa che con i numeri d’aula non si scherza. Ne sa qualcosa l’ex Presidente dell’Assemblea regionale siciliana, Gianfranco Miccichè. Giocoliere politico d’altri tempi. In ogni caso quando si ricorre a soccorsi esterni con aggregazioni politiche temporanee senza alcuna visione, vuol dire che la coperta è già corta ed il pericolo incombente. Comunque sono alchimie già tentate in precedenza e con esiti infausti.
Ultimamente ha fatto scalpore una diatriba in diretta alla “Festa del Tricolore” di FdI a Catania, in cui nel corso di un dibattito politico si è potuto assistere allo scontro verbale e veemente tra due rappresentanti delle fazioni opposte di F.I. Come due “guappi” si sono scontrati l’assessore regionale Marco Falcone (ex An ed ex pupillo di Raffaele Stancanelli) e il coordinatore regionale del partito Miccichè. Tra l’imbarazzo generale i due importanti esponenti forzisti non si sono sussurrati parole d’amore, ma di disprezzo e disistima reciproca, condividendole con i parenti della coalizione. Il motivo di tale dirompente ed incontenibile sfogo potrebbe essere oggetto di tante congetture, ma per adesso sorvoleremo. Gli sviluppi saranno imprevedibili e neanche un “Mandrake” romano o milanese di nuovo conio riuscirebbe a svolgere il ruolo di paciere.
“...Auspico – si sfoga Miccichè – che la Procura di competenza avvii immediatamente le indagini sul metodo di assegnazione degli incarichi fatti dal passato governo regionale (Musumeci), su mie ipotetiche pressioni…”. L’intervento dei magistrati, sollecitato da Miccichè, servirebbe per verificare la veridicità o meno di una presunta lottizzazione di alcuni incarichi. Una richiesta nata proprio dopo il battibecco avuto domenica scorsa alla kermesse di FdI col collega di partito Falcone, il quale ha reiterato le accuse già accennate in precedenza più qualche insulto a condimento di una querelle che la dice lunga sullo spessore politico dei contendenti: “Hai avuto 7 direttori generali delle Asp e 13 presidenze, 8 vicepresidenze, le più importanti le ha avute Fi”. “Imbroglione”, ha replicato Miccichè ma Falcone lo le manda ceerto a dire: “Devi andare a casa, Fi non ti riconosce”. Una caduta di stile, anche se sul Web i supporter dei due “onorevoli” si sono scatenati a difesa del proprio leader a colpi di malcostume. Insomma tifo da stadio e di quello più basso.