Il Voguing a scuola: inclusività di genere?

La cara vecchia scuola di una volta non c’é più. Al suo posto nascono come le mosche altre maniere di propinare cultura come quella del Voguing, un metodo per esprimere sé stessi liberamente, per raccontare la propria storia, e scegliere con quale identità mostrarsi al mondo. Alunni e genitori insorgono.

Roma – La scuola, l’università e l’istruzione in genere servono ad allargare le conoscenze, ad istruire e creare orizzonti illimitati. Ma sono indispensabili anche per abituare le giovani generazioni alla disciplina, all’osservanza delle regole, alla sensibilità ed al rispetto verso il prossimo in un reciproco scambio relazionale. La cosiddetta cultura è rappresentata da tanti aspetti che devono essere approfonditi, ma nel modo giusto e senza mortificare la personalità e lo sviluppo dello studente. I docenti in questo ambito devono muoversi con molta cautela e determinazione, sollecitando l’interesse anche dei più riottosi, senza trasformarli in propri “avatar”.

Per esempio ciò che è successo in un istituto superiore in Toscana è indicativo di alcuni metodi, discutibili, che meritano maggiore attenzione e cautela. Uomini vestiti da donna e viceversa in nome della inclusività di genere. In particola la scuola avrebbe aderito al progetto che prevede incontri di “Voguing – ballo di comunità Lgbtqia+”. Il voguing sarebbe dunque un modo per esprimere sé stessi liberamente, per raccontare la propria storia, e scegliere con quale identità mostrarsi al mondo.

Così, tanto per avere una idea di che cosa stiamo parlando. Insomma libertà di espressione e forse ricerca di sé stessi. Gli obiettivi dovrebbero essere la “parità di genere e la riduzione delle disuguaglianze”. La realtà supera la fantasia. La professoressa di scienze motorie (ginnastica) che ha aderito al progetto ha infatti reso obbligatorio il corso, che partirà tra qualche giorno, anche per i minorenni. Al reclamo di uno studente la coordinatrice ha risposto che la professoressa di educazione fisica ha comunicato al ragazzo che il corso è obbligatorio e che nella prima lezione gli studenti dovranno fare due ore di ballo in cui si scambieranno i ruoli, i maschi saranno vestiti da femmina e viceversa.

Ma non è finita, perché non sono previste opzioni di uscita né la possibilità di dissociarsi. Chiariamo subito che il ruolo dell’insegnante di scienze motorie è quella di dedicarsi, normalmente, all’insegnamento di attività sportive e motorie nelle scuole primarie o secondarie. In sintesi insegna sport individuali e di gruppo, premurandosi di spiegare ai giovani le tecniche corrette e di promuovere in loro l’etica sportiva, nonché uno stile di vita salutare. Definizione che, peraltro, si può evincere da una semplice ricerca su internet. Ritornando al metodo della professoressa, si rileva che l’avviso emesso, prima, era rivolto solo agli interessati per due ore a settimane, che si sono in seguito trasformate in 4, per volere della docente di ginnastica che ha sostituito le lezioni ordinarie.

Anche se tutto può apparire lecito ci si chiede se lo scambio dei vestiti fra maschi e femmine possa realmente servire al rispetto verso la personalità altrui o la propria, soprattutto con le lezioni di ballo Lgbtqa+. In ogni caso, ciò che appare una forzatura è forse anche l’obbligo degli studenti a seguire un corso in cui si scambiano i ruoli, soprattutto tra ragazzi minorenni. Tanto che dette “performance” potrebbero addirittura influire sulle valutazioni finali dell’andamento scolastico. Molte le proteste dei genitori per l’azzardato progetto che vede, a dire di mamme e papà, il tentativo di inculcare e diffondere la teoria gender nelle scuole. Un metodo che influisce sulla libertà educativa dei genitori.

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