Tutto, o quasi, da rifare nel processo per l’omicidio di Sabrina Beccalli

La donna 39enne é stata uccisa e il cadavere carbonizzato durante la notte di Ferragosto 2020. Il caso, che vede Alessandro Pasini come unico sospettato, dovrà essere riesaminato. Con l’impiegato che si dichiara reo confesso solo per due capi d’imputazione.

CremaEra stato assolto, in primo grado, dall’accusa di omicidio, ma condannato a 6 anni di reclusione per distruzione e occultamento di cadavere. In appello, a Brescia, il sostituto procuratore generale Rita Anna Emilia Caccamo aveva chiesto una condanna a 20 anni per omicidio volontario poi la Corte ha disposto la rinnovazione parziale dell’istruttoria dibattimentale.

Sabrina e Alessandro

Dunque è un po’ tutto da rifare nell’ambito del processo ad Alessandro Pasini, 47 anni, che deve rispondere della morte dell’amica Sabrina Beccalli, 39 anni, madre di un ragazzo di 16 anni, ritrovata carbonizzata dentro la sua Fiat Panda nella notte di Ferragosto 2020. Il 20 gennaio prossimo il consesso giudicante di secondo grado farà di nuovo l’esame dell’imputato, consulterà nuovamente gli esperti del Ris di Parma che effettuarono i rilievi nell’appartamento in via Porto Franco, la vicina di casa che alle 5 del mattino aveva sentito la vittima gridare “Aiuto!” e l’anatomopatologa Cristina Cattaneo.

Pasini era finito in cella il 18 agosto 2020 ed era rimasto dietro le sbarre per oltre un anno. L’uomo era tornato libero il 29 ottobre 2021, quando il Gup Elisa Mombello, l’aveva prosciolto dall’accusa di omicidio volontario, condannandolo però a 6 anni per distruzione del cadavere e incendio doloso della Fiat Panda (reati per i quali era reo confesso), all’interno della quale i resti della povera vittima pare fossero stati scambiati per quelli di un cane.

Alessandro Pasini

L’imputato aveva ammesso l’incendio dell’auto, ma si era dichiarato, e si dichiara ancora, innocente per l’omicidio della donna: “…È morta per una overdose – ha sempre sostenuto Pasini sì, ho caricato sulla Fiat Panda il cadavere e ho dato fuoco all’auto, perché ero nel panico, ma non ho ucciso Sabrina”. La povera mamma era sparita da casa la mattina di Ferragosto di due anni fa. Dopo aver accompagnato il figlio da alcuni amici per trascorrere una giornata in piscina, la donna aveva promesso di farsi rivedere per l’ora di pranzo. Non vedendola tornare, parenti e amici avevano dato l’allarme, denunciando la scomparsa ai carabinieri.

Di Sabrina una sola traccia: un messaggio su WhatsApp inviato ad un’amica, alle 4 del mattino di Ferragosto, nel quale scriveva di uscire di casa forse per incontrare lo stesso Pasini. Le indagini, nel frattempo, avevano scandagliato la vita della donna e una precedente relazione sentimentale con un uomo che, però, si trovava in carcere dunque del tutto estraneo alla sua sparizione. Poi l’epilogo: il ritrovamento dell’auto carbonizzata nelle campagne di Vergonzana.

La casa dove abitava la vittima

I carabinieri, una volta esaminati i video delle telecamere stradali che avevano ripreso più volte l’avanti e indietro di Alessandro Pasini, a bordo della Panda, tra San Bernardino, il borgo di Crema dove abitavano l’uomo e Sabrina, e Vergonzana, dove poi era stata ritrovata la vettura carbonizzata, non ci hanno messo molto a risalire all’impiegato. Una volta arrestato, Pasini, difeso dagli avvocati Paolo Sperolini e Stefania Amato, negava di aver ucciso Sabrina raccontando di averla trovata morta, per via di un’eccessiva dose di droga, e per paura di essere coinvolto ne avrebbe chiuso il corpo nel cofano per poi bruciare l’auto in aperta campagna.

Durante il ritrovamento del cadavere sembra che i resti ossei carbonizzati siano stati scambiati per lo scheletro di un cane e in parte dispersi. Ma ciò che rimaneva della donna pare sia stato sufficiente per spiegare le cause della morte. Un decesso violento, come dimostrerebbe una frattura della mandibola:

L’auto della donna interamente carbonizzata

”…Il sostituto procuratore generale ha approfondito veramente le carte dell’indagine – ha detto l’avvocato di parte civile, Antonino Andronico – ed ha enucleato nuovi profili probatori che erano sfuggiti al giudice e al Pm nel processo di primo grado. In seguito ha chiesto, a sua volta, una integrazione probatoria per sentire la teste vicina di casa, il Ris e l’audizione da noi richiesta del pool della Cattaneo…”.

All’epoca dei fatti si era ipotizzato che Sabrina sarebbe stata ammazzata per aver rifiutato un rapporto sessuale: ”…Vogliamo soltanto la verità sulla morte di Sabrina – invoca la sorella Simona – che sia fatta giustizia...”.

Facebook
Twitter
LinkedIn
WhatsApp
Email
Stampa