Grazie alle intercettazioni telefoniche sono finite in manette sei presunti pusher per detenzione di droghe a fini di spaccio.
Taranto – La Squadra Mobile ha eseguito un’ordinanza applicativa di misura cautelare, emessa dal GIP presso il Tribunale di Taranto, nei confronti di 6 persone (tre in carcere e tre agli arresti domiciliari) presunte responsabili, a vario titolo e ruoli, di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, in particolare hashish.
Le indagini della Squadra Mobile, sotto il coordinamento della Procura della Repubblica di Taranto, hanno preso avvio a seguito del fermo di indiziato di delitto a carico di un destinatario della misura in carcere, un 38enne tarantino individuato quale figura determinante che concorreva con i restanti indagati nell’attività di spaccio.
Alla base del provvedimento cautelare vi è il tenore delle conversazioni telefoniche che farebbero emergere come il trentottenne, unitamente ad uno degli indagati 36enne tarantino, si occupasse dell’approvvigionamento dello stupefacente e della predisposizione delle dosi che, consegnate a due degli ulteriori indagati, sarebbero state commercializzate presso il locale dei Tamburi.
Oltre all’analisi del traffico telefonico del 38enne (peraltro attualmente detenuto presso il carcere di Taranto), notevole contributo alla ricostruzione dell’attività illecita è stato dato dall’analisi del traffico telefonico del complice 36enne, sottoposto a controllo di polizia e trovato in possesso di sostanza stupefacente e denaro.
Sarebbe emerso, in particolare, che, i due abbiano svolto la loro attività illecita, acquistando, come detto, insieme l’hashish da soggetti non identificati per poi consegnarla ai due addetti alle vendite. Ne sarebbe emerso un vero e proprio market della droga con la previsione di orari di apertura e chiusura fino alle 18.00 che, addirittura, avrebbe risentito delle limitazioni legate alla pandemia da Covid-19. Anche in merito al controllo di polizia, il 38enne “ordina” al gestore di continuare l’attività di spaccio fuori dal locale, avendo cura di avvisare i clienti di recarsi sul retro per l’acquisto della sostanza.
In tale contesto, veniva riconosciuta una paga settimanale a chi si occupava dello spaccio con una vera rendicontazione giornaliera circa il ricavato, con l’invito a tenere aperto più a lungo il circolo per agevolare la vendita.
Sulla scorta dell’analisi delle conversazioni, gli investigatori sono riusciti a compendiare una possibile tabella ricostruttiva della quantità minima spacciata dagli odierni indagati e dei loro ricavi: più di 13 kg di sostanza stupefacente per un ricavo superiore a 122mila euro.
Inoltre, dall’indagine emergerebbe il presunto coinvolgimento di altri soggetti, destinatari delle misure agli arresti domiciliari, dei quali due nel ruolo di addetti alle vendite, mentre il terzo (figlio dell’unica donna indagata, compagna del 38enne) che si ipotizza avesse il ruolo di custodire la sostanza stupefacente. Un importante riscontro all’ipotesi del coinvolgimento della donna e del figlio deriverebbe dalla perquisizione effettuata nel domicilio della coppia: fu rivenuta una notevole quantità di hashish suddivisa già in dosi.
La donna, residente in un appartamento adiacente al locale, avrebbe provveduto più volte ad informare il compagno 38enne circa la presenza di pattuglie delle forze dell’ordine, rendendosi anche spesso disponibile al trasporto della droga.
Di fronte a tale quadro indiziario e ai gravi indizi di colpevolezza, il Giudice per le Indagini Preliminari, condividendo le risultanze del pubblico ministero, ha ritenuto che l’applicazione delle misure coercitive personali richieste fosse l’unica idonea alla tutela degli interessi della collettività.
Nel corso delle perquisizioni effettuate questa mattina, cui ha partecipato l’Unità Cinofila della Polizia di Frontiera di Brindisi, il personale della Squadra Mobile ha sequestrato, all’interno del locale, circa 30 grammi di hashish pronto per la vendita e già confezionato nelle stesse modalità dei precedenti sequestri.