Rito della bilancia: Il nonnismo al femminile

Le pressioni di certe allenatrici sembrano davvero esagerate e, sotto il profilo etico-sportivo, anche censurabili. I capoccioni della ginnastica però dicono che tutto è a posto, fatto sta che numerose atlete se la sono date a gambe. Buon per tutti. Forse.

Roma – Lo sport come strumento di coercizione. Nelle ultime settimane l’opinione pubblica è stata sconvolta dalla notizia che diverse atlete della ginnastica artistica italiana avrebbero subito forti abusi psicologici, pressioni d’ogni tipo e umiliazioni. Si parla di forti ripercussioni per raggiungere il peso ideale per presentarsi alle gare in forma smagliante. Qualcuna ha tentato, addirittura, il suicidio. Esisteva un vero e proprio “rito della bilancia”, in cui le atlete erano costrette a svestirsi, restare in mutande e pesarsi davanti a tutti. Alcune per dimagrire assumevano lassativi od altri prodotti per smaltire i chili in eccesso. L’esame della bilancia veniva vissuto con ansia e angoscia in quanto non superarlo era oggetto di offese e derisioni.

Il caso è esploso per un’intervista di un’ex ginnasta, Nina Corradini, che l’anno scorso ha deciso di darci un taglio perché non riusciva a reggere le pressioni delle allenatrici della Federginnastica. Le autorità, il ministro dello sport Andrea Abodi e il presidente del Coni Giovanni Malagò sono hanno reso dichiarazioni di circostanza: “Giusto fare chiarezza, ma il movimento è sano”. Intanto, la procura di Brescia ha accolto l’esposto presentato da alcune atlete.

Il caso è molto delicato perché si tratta di uno sport giovanissimo e prima dell’atleta ci sono persone, in questo caso ragazzine. L’ex campionessa Giulia Gualtarossa ha dichiarato a La Repubblica: “Una volta le allenatrici fecero schierare tutte le compagne davanti a me, poi una di loro mi chiese di fare un passo indietro e di girarmi di spalle per far vedere quanto fosse grosso il mio sedere. Se mi chiedono di riconsegnare le medaglie vinte nella ritmica per riavere la felicità non avrei dubbi: direi di sì. L’esperienza all’Accademia di Desio mi ha rovinato la vita. Dopo aver lasciato le competizioni ho iniziato un percorso in un centro per i disturbi dell’alimentazione: mi hanno diagnosticato una sindrome da alimentazione incontrollata.

Una malattia che ha condizionato la mia vita sociale, per tanto tempo non sono uscita di casa”. Sono affermazioni che fanno accapponare la pelle, a testimonianza del circolo vizioso in cui si viene fagocitati, pronti ad annullare sé stesse, vittime di istruttrici che si comportano da aguzzine. Lo sport è stato sempre usato dal Potere some strumento di propaganda. Basti ricordare il periodo fascista italiano e il nazifascismo tedesco. Oppure i regimi comunisti dell’Europa dell’est, in cui diventava veicolo di primato nazionale e ideologico.

Lo sport femminile durante il regime di Mussolini

Nel corso dei secoli ha completamento perso il suo significato originario. Sport, infatti, è una parola inglese, apparsa per la prima volta nel 1532, il cui significato è “divertimento“. Inoltre il termine è, a sua volta, un’abbreviazione del francese antico della voce “desport”, da cui lo spagnolo “deporte” e l’italiano “diporto”, che sta a significare svago, divertimento, ricreazione. Ecco si è riusciti a cancellare, finanche, il significato etimologico delle parole! Scusatemi se é poco.

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