Specie su bambini e ragazzi hanno un effetto devastante. Per vedere l’ultimo post si svegliano di notte e l’indomani mattina stentano ad alzarsi dal letto per andare a scuola. Di questo passo l’utile strumento di comunicazione potrebbe trasformarsi in serial killer.
Roma – I social tolgono il sonno. Ormai sono diventati fedelissimi compagni di vita. Non si staccano mai da noi, anche perché senza ci si senti perduti. Ci si riferisce ai dispositivi tecnologici, che tra smartphone e auricolari, costituiscono il nuovo look della generazione iperconnessa. Basta farsi un giro in una qualsiasi città italiana, piccola media o grande che sia, ed ecco apparire una miriade di persone che, spesso da sole, passeggiano tutti concentrati su quegli infernali aggeggi.
La postura del loro corpo mostra i mutamenti che la tecnologia ha prodotti su di esse. Tengono in una mano, destra o sinistra a secondo della preferenza o della casualità, lo smartphone. Gli auricolari infilati nelle orecchie e le loro dita come armi pronti a smanettare. Andando in giro la loro testa è costretta a pendere là dove hanno in mano l’aggeggio.
Non la staccano nemmeno per un attimo, tanto che assumono la stessa posizione anche le poche volte, durante la giornata, in cui non sono abbarbicati al nuovo totem moderno. Eppure ci si dovrebbe preoccupare del loro uso così intenso. Un recente studio della De Montfort University Leicester in Inghilterra ha mostrato che i bambini di dieci anni si svegliano per usare i social media, perdendo all’incirca una notte a settimana di sonno. Un aspetto, questo, che ha effetti negativi, soprattutto in una fase molto delicata della crescita evolutiva.
Il dottor John Shaw, coordinatore della ricerca, ha diffuso il seguente dato: il 12,5% dei bambini intorno ai dieci anni si sveglia di proposito per chattare o controllare le notifiche sul cellulare. Sintomi allarmanti che segnalano già una dipendenza, ancora più preoccupante proprio considerando l’età infantile. La ricerca si è svolta in questo modo: è stato analizzato il comportamento di 60 bambini, nella fase della pre-adolescenza di diverse scuole e città inglesi.
A quella età, secondo i Centers for Disease Control and Prevention (Centri per la Prevenzione e Controllo delle Malattie) organismi di controllo sulla sanità pubblica inglese, le ore da dedicare al sonno dovrebbero variare dalle 9 alle 12. Invece il gruppo ha dormito mediamente 7-8 ore per notte. La maggioranza ha dichiarato di aver utilizzato i social media per oltre 4 ore al giorno, col 75% che li ha adoperati prima di andare a letto. Dal 13 al 17 settembre scorsi si è svolto a Leicester, il British Science Festival, il festival della scienza più longevo d’Europa e che si tiene, ogni anno, in un luogo diverso dell’Inghilterra. Lo scopo è di mettere in relazione le persone comuni con scienziati, ingegneri, tecnologi e studiosi sociali. Durante l’ultimo evento il dottor John Show, nel suo intervento, ha evidenziato i risultati della ricerca effettuata. E’ emerso che il sonno dei più piccoli è condizionato dal timore di essere estromessi dal gruppo.
Questo aspetto viene inasprito dai social media in maniera tale che i bimbi tendono a voler sapere cosa sta accadendo ai loro amichetti. L’aspetto più deleterio, che riguarda anche il mondo degli adulti, è che se appari online nel momento in cui sta succedendo qualcosa, vuol dire che ne sei estromesso. Si potrebbe rispondere: e chi se ne frega! Ed, invece, il forte rischio è di scivolare verso il loop mentale. Ovvero quel particolare stato in cui il cervello è occupato solo da pensieri ricorrenti e fissi e che influenza in negativo le performance personali.
E’ un po’ quello che succede ad un Pc quando va in crash e non è più in grado di processare le informazioni, bloccandosi. Così succede che il bimbo ansioso usa ancora di più i social media. Questo aspetto fa crescere l’ansia con effetti deleteri sul sonno. Tra i social più utilizzati, il primo è TikTok, seguito da Snapchat ed infine da Instagram. Il fenomeno è talmente serio che i primi a salvaguardare la salute dei bambini dovrebbero essere i genitori. Se non fossero anche loro invischiati nella rete dei social. Forse era meglio quando i bambini andavano a nanna dopo aver visto il famoso “Carosello”, un programma televisivo della Rai, diventato un vero e proprio cult e andato in onda da 1957 al 1978. Chissà!