25 APRILE PER RISCRIVERE I CONCETTI DI LIBERTA’ E DEMOCRAZIA

Un evento che verrà trascritto negli annali di storia patria come la prima ricorrenza della Liberazione senza manifestazioni nè cortei pubblici. Approfittiamone per riscoprire i valori ideali e rimboccarci le mani per ricostruire il nostro futuro.

Il 25 Aprile è la festa della Liberazione, il giorno del ricordo, per non dimenticare la storia italiana e mondiale. In tempi di limitazioni delle libertà per motivi sanitari e di sicurezza, il 25 Aprile del 2020 verrà trascritto negli annali di storia patria come una ricorrenza senza manifestazioni né cortei. Il giorno in sè assume maggiore importanza poichè le restrizioni che stiamo vivendo in questi giorni ci ricordano da vicino quelle, senza dubbio più tragiche, del periodo bellico e dell’occupazione tedesca. Il 25 aprile è conquista di libertà e democrazia in tutti i sensi ma è anche un momento di riflessione e di domande sul nostro futuro che si prospetta ancora incerto. Come incerto era il futuro degli italiani appena usciti dalla guerra. L’Italia versava in condizioni tremende. Ovunque macerie e lutti. Fabbriche e opifici distrutti. Economia azzerata. Ovunque fame e povertà. Eppure dopo tanto dolore il popolo del Bel Paese ha saputo riscattarsi e ricostruire una nazione che in poco meno di un quarto di secolo sarebbe diventata uno dei Paesi più industrializzati d’Europa, e tra i primi nel mondo. In questa prospettiva dobbiamo necessariamente orientarci oggi se vogliamo che la cosiddetta “ripartenza” possa essere foriera di nuovi e più radiosi traguardi. Dobbiamo lasciarci alle spalle uno dei periodi più tragici della storia moderna e con esso tutte gli errori e le discrepanze di un sistema, anche politico, che ha dimostrato i suoi dannosi limiti sociali ed economici. Festeggiamo dunque il 25 aprile, seppur in maniera virtuale, come la festa della Rinascita nei valori ideali che furono dei nostri padri e dei nostri nonni che per libertà e democrazia offrirono la loro vita come estremo tributo per un’Italia migliore.

Virtualmente tutti in piazza.

Lo slogan “Unisciti a tutta Italia per la Festa della Liberazione” girava da un po’ di tempo sul web, con l’hastag #iorestolibero, con il fine di promuovere incontri di gruppo in rete per ricordare e festeggiare insieme più che una ricorrenza, una vera e propria presa di coscienza pregna di prospettive per noi e per le generazioni future. La seconda guerra mondiale in Italia non finì il 25 aprile 1945 ma continuò ancora per qualche giorno, fino agli inizi di maggio. La decisione, pertanto, di scegliere il 25 aprile come “festa della Liberazione” (o come anniversario della Liberazione d’Italia) era stata istituita dapprima il 22 aprile del 1946, quando il governo italiano provvisorio – il primo guidato da Alcide De Gasperi e l’ultimo del Regno d’Italia – stabilì con un decreto che il 25 aprile dovesse essere “festa nazionale”. La data della “memoria” era stata sancita in modo definitivo con la legge n. 269 del maggio 1949, presentata da De Gasperi in Senato nel settembre 1948. Da allora il 25 aprile è un giorno festivo, come le domeniche, il primo maggio, il giorno di Natale e da alcuni anni come la festa della Repubblica, che ricorre il 2 giugno. Anche altri paesi europei ricordano la fine dell’occupazione tedesca durante la seconda guerra mondiale ma in date diverse: Olanda e Danimarca la festeggiano il 5 maggio, in Norvegia è festa l’8 maggio, in Romania il 23 agosto. Anche in Etiopia si festeggia il 5 maggio la festa della Liberazione, ma in quel caso per ricordare la fine dell’occupazione italiana, avvenuta nel 1941.
Nel settantacinquesimo anniversario della Liberazione si ha il bisogno più che mai di celebrare la nostra libertà, di tornare a “guardare i giorni che verranno con speranza e coraggio.” In questi particolari momenti, dominati dalla paura e dall’incertezza, c’è necessità di fiducia, di gioia e di impegno per ricostruire un mondo migliore. Ritrovarsi a festeggiare il 25 aprile in una grande piazza virtuale non ha alcun sapore nostalgico piuttosto il desiderio di non tagliare le proprie radici storiche e sentirsi attivi e pronti nella ricostruzione del proprio Paese che, oggi come non mai, è in pericolo per una malattia ancora insidiosa e di cui si sa molto poco. Occorre, dunque, rinnovare il concetto di unità e di condivisione stringendoci tutti intorno alle nostre comunità locali per ridare forza allo spirito di appartenenza nazionale ed europeo.    

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