Il gioco dell’oca del Pd: rottamazione? Si, anzi no. Meglio forse

Continua il valzer all’interno del Partito Democratico per trovare una nuova guida. I candidati “forti” sono sempre Schlein e Bonaccini, ma ci sono dubbi sulle intenzioni delle correnti alle loro spalle.

Roma – Mentre il governo Meloni non taglia le accise sul carburante e la speculazione continua, con gli italiani alla canna del gas, la filosofia “gattopardesca” ha il sopravvento nel partito democratico. I Dem con la Schlein vogliono fare credere che cambierà tutto, mentre invece rimarrà, nei fatti, tutto come prima. Basta vedere i sostenitori della candidata appena iscritta per rendersene conto.

Non è che con gli altri tutto vada a gonfie e vele, infatti Bonaccini non entusiasma, ma almeno non si parla di rottamazione di antica memoria. Renzi docet. Dario Franceschini, il più influente dei sostenitori dell’enfant prodige, vorrebbe far credere che si tratterebbe di affermare una sinistra moderna, cioè una nuova generazione di dirigenti, necessaria per salvare il Partito Democratico, senza “il vecchio armamentario ideologico del Novecento”. Già ma il fatto che lo dica lui, noto a tutti come colui che sta sempre con il segretario vincente, sempre affascinato dal potere e che posiziona le sue truppe dem lì dove spira aria di vittoria, non suscita emozione o stupore. Non è esclusa una inversione di rotta last minute. Però qualche domanda viene da farsela.

Dario Franceschini, ministro della Cultura nel Governo Draghi.

Anche perché Elly Schlein, che secondo il “Franceschini pensiero” deve cambiare tutto, fino adesso ha cambiato ben poco. La candidata outsider è sostenuta da due big di peso come l’ex ministro della Cultura e il capo della sinistra dem Andrea Orlando, ma fin qui siamo ai posizionamenti. È semmai guardando a come Schlein sta organizzando la sua scalata al partito, agli uomini che ha scelto per farlo, che viene qualche dubbio su questa rottamazione da sinistra. Infatti, pur di avere qualche possibilità, sembra che abbia intenzione di riciclare buona parte della segreteria di Enrico Letta. Altro che rottamazione.

Peraltro, già si è registrata una frattura all’interno della corrente franceschiniana, con Fassino che senza indugi spacca il fronte con il mentore della pasionaria. Con diversi esponenti dem abbandona il leader e fonda una nuova corrente interna al Pd, denominata “Iniziativa Popolare”, per sostenere Bonaccini, il quale ha annunciato il tandem con l’europarlamentare Pina Picierno per la corsa alla segreteria dei democratici. Sembrerebbe una rivalità tra ex democratici cristiani ed ex comunisti, invece è qualcosa di meno ideale. L’eterno tessitore non ha potuto impedire che nella trama della sua tela ci fosse una smagliatura. Il fatto è che sembra troppo azzardata la scelta dell’ex ministro della Cultura di sostenere Elly Schlein al congresso.

Uno sconsolato Piero Fassino.

Troppo temeraria la mossa, presentata non solo come frutto di opportunismo tattico, di posizionamento, insomma di quella furbizia di cui Franceschini è stato maestro indiscusso nel centrosinistra e che, come tale, non sembra affatto una decisione strategica di ampio respiro. Così l’Area-Dem non ha retto e, per uno di quei paradossi così tipici della tribolata storia del Pd, a guidare la sedizione contro la candidatura della “compagna Elly” è stato proprio il leader della componente ex diessina. Un paradosso…? Affatto, forse per Fassino solo un po’ di coerenza. Intanto Boccia, Misiani e Furfaro sfruttano l’attuale striscia di vento della Schlein, con l’avallo ancora non ufficiale del gran tessitore Enrico Letta. Intanto il voto online per le primarie, in casa dem, continua a registrare gradimenti, dubbi e perplessità. Il gioco dell’oca continua.

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