Von der Leyen guarda al modello Italia- Albania: “Lavorare così su hub migranti”

“In arrivo una nuova proposta legislativa Ue sui rimpatri”, dice il presidente della Commissione europea parlando del protocollo Roma-Tirana.

Bruxelles – Il presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, in una lettera inviata ai leader Ue torna sul dossier migranti e riconosce il modello italiano dei centri migranti in Albania come possibile esperimento in termini partici. “Dovremmo anche continuare a esplorare possibili strade da percorrere riguardo all’idea di sviluppare centri di rimpatrio al di fuori dell’Ue, soprattutto in vista di una nuova proposta legislativa sui rimpatri. Con l’avvio delle operazioni previste dal protocollo Italia-Albania – scrive – saremo anche in grado di trarre lezioni pratiche”. Von der Leyen chiede ai capi di Stato e di governo dei Ventisette di “lavorare su modalità innovative per contrastare la migrazione illegale”. 

Proprio in questi giorni i centri i centri allestiti in Albania dal governo italiano sono diventati operativi: è infatti partita da Lampedusa la nave Libra della Marina militare con a bordo il primo gruppo di migranti destinati ai centri di Schengjin e Gjiader che dovranno accogliere gli extracomunitari trasferiti. Sulle persone da trasferire, soccorse in mare, è stato fatto un primo screening a bordo per verificare che abbiano i requisiti previsti e cioè provenienza da Paesi sicuri, maschi e non vulnerabili. E’ il ministero dell’Interno a curare l’iniziativa. A febbraio, con la legge di ratifica del protocollo, il governo aveva stanziato 31,2 milioni di euro per la realizzazione delle tre strutture. Ad aprile però la cifra fu aumentata a 65 milioni di euro, con un articolo inserito nella conversione del decreto-legge sul Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR).

Il centro di prima accoglienza allestito a Shengyin in Albania

Le strutture principali sono tre. La prima è un hotspot, ossia un centro per lo sbarco e l’identificazione dei migranti. Si trova a Shengjin, una città di mare circa un’ora di macchina a nord della capitale Tirana. Quella che necessitava di più lavori è invece a Gjader, nell’entroterra rurale del paese, dove sono stati costruiti un centro di prima accoglienza per i migranti che chiederanno asilo, da 880 posti, e un Centro di permanenza e rimpatrio (Cpr) da 144 posti.

“Nel complesso – prosegue von der Leyen – dobbiamo continuare a perseguire un approccio globale alla gestione della migrazione. Questo deve combinare una forte azione interna ed esterna, con una protezione più efficace delle frontiere esterne dell’Ue e una lotta decisa al traffico di migranti, affrontando la strumentalizzazione della migrazione come minaccia ibrida, intensificando i rimpatri e sviluppando partenariati globali reciprocamente vantaggiosi, che contribuiscano ad affrontare le cause profonde della migrazione, sostenendo al contempo gli obiettivi dell’Ue in materia di allineamento della politica dei visti e di riammissione”.

L’aumento delle possibilità di “migrazione legale”, secondo von der Leyen, aiuterebbe i partner a lavorare per combattere quelle illegali e contribuirebbe a “soddisfare le esigenze del mercato del lavoro dell’Unione”. “Si tratta di una serie di soluzioni europee per una sfida europea. Ci aspetta un’intensa agenda legislativa e operativa, e dobbiamo assicurarci che le nostre risorse siano all’altezza delle nostre ambizioni”, dice il presidente della Commissione europea. “Ci siamo già impegnati a rivedere, entro l’anno prossimo, il concetto di Paesi terzi sicuri designati. Unhcr e Oim sono pronti a lavorare con l’Ue su un approccio che includa l’intero percorso, aiutando coloro che cercano asilo senza dover intraprendere viaggi pericolosi attraverso il Mediterraneo”, evidenzia von der Leyen facendo quindi riferimento agli hub fuori dall’Ue e al modello Italia-Albania.

“Migliorare la cooperazione in materia di riammissione è un interesse dell’Ue che dovrebbe essere ben riflesso nelle nostre relazioni con i Paesi partner – insiste la presidente dell’esecutivo Ue -. Lavorando insieme e utilizzando le opportunità fornite dal Codice dei visti, abbiamo dimostrato che l’Ue può incoraggiare i partner a lavorare più agevolmente con noi in materia di riammissione e a rendere la cooperazione con gli Stati membri più coerente”. E conclude: “Iraq, Bangladesh e Gambia sono tutti casi in cui l’impegno con i partner ai sensi dell’articolo 25 del Codice dei visti ha contribuito a stimolare l’azione”, aggiunge, indicando che “l’Ue dovrebbe essere pronta a usare la sua influenza non solo nella politica sui visti, ma anche in altri settori, come il commercio”. 

Facebook
Twitter
LinkedIn
WhatsApp
Email
Stampa