L’operaio voleva spiegazioni sui presunti maltrattamenti subìti dalla sua primogenita per mano del suo fidanzato ma si era presentato armato di coltello in casa dei suoi genitori. Uno zio del giovane manesco gli ha sparato un colpo di pistola uccidendolo.
PONTIROLO NUOVO (Bergamo) – Con il coltello in tasca voleva conto e ragione dei maltrattamenti inflitti alla figlia dal fidanzato manesco ma lo zio del giovane gli sparava un colpo di pistola uccidendolo. In estrema sintesi è andata proprio cosi la tragica vicenda in cui ha trovato la morte Roberto Guerrisi, operaio della Tenaris di Dalmine di 42 anni, originario di Boltiere, padre di tre ragazze di 15, 18 e 22 anni, ferito da un proiettile che gli avrebbe perforato il viso per poi uscire dalla spalla sinistra provocando un’emorragia fatale. A premere due volte il grilletto di una semiautomatica calibro 22, con matricola abrasa, è stato Rocco Modaffari, 58 anni, impiegato di origini calabresi, reo confesso.
La tragedia si è consumata lo scorso 28 dicembre davanti la concessionaria auto DB-Car di Domenico Bonfiglio in via Bergamo 13, alla periferia di Pontirolo Nuovo, nella Bergamasca. L’operaio si era presentato presso l’abitazione della famiglia Bonfiglio per difendere la primogenita dai presunti maltrattamenti che la ragazza avrebbe subìto da parte del suo fidanzato. Vittima e killer si erano già incontrati cinque giorni prima del delitto, per gli stessi motivi, e sembrava avessero chiarito la questione ma, evidentemente, non era cosi.
Guerrisi, infatti, intorno alle 14.30, si era presentato presso l’autosalone per chiedere ulteriori spiegazioni di quelle botte ricevute dalla figlia e che la stessa aveva denunciato il giorno prima. La ricostruzione dell’evento omicidiario, esperita dai carabinieri della Compagnia di Treviglio e del Nucleo investigativo di Bergamo, trova puntuale spiegazione nel provvedimento di custodia cautelare in carcere siglato dal Gip Stefano Storto:
“In seguito a querela per percosse presentata dalla figlia della vittima – scrive il Gip – Guerrisi entrava in macchina nel piazzale della DB, dove la famiglia Bonfiglio ha un’attività di commercio di autovetture, per chiedere conto di quanto accaduto tra i ragazzi al padre del giovane, trovando sul posto alcuni componenti del gruppo familiare: Bonfiglio Domenico, suo figlio Bonfiglio Luigi e Camara Salif (fidanzato senegalese di una ragazza di casa Bonfiglio), oltre all’indagato Modaffari Rocco. Gli animi già accesi per la veemenza del Guerrisi si infiammavano al colpo da questi sferrato al volto di Bonfiglio Domenico, arrivando ad una zuffa, che culminava con una coltellata vibrata alla spalla del Camara dal Guerrisi, mentre si trovava accerchiato dagli altri contro la propria autovettura”.
A questo punto l’operaio si sarebbe allontanato dal piazzale per ritornare dopo mezz’ora stavolta spalleggiato da sette parenti fra cui il fratello. Il seguito, registrato da alcune telecamere di sorveglianza, è quello evidenziato in atti dallo stesso magistrato inquirente:
”All’arrivo degli otto soggetti la prima che si avvicina al cancello pedonale per interloquire con loro è Bonfiglio Giuseppina – continua il Gip – moglie dell’odierno indagato, nonché sorella di Bonfiglio Domenico. La donna veniva successivamente raggiunta da Modaffari Rocco, il quale, già in quel frangente, impugnava una pistola di piccolo calibro nella mano destra. Al cancello si avvicinavano, poco dopo, anche Bonfiglio Domenico e Bonfiglio Luigi, mentre Modaffari Luigi si teneva più in disparte, impugnando un coltello nella mano destra, precisamente tenendolo occultato dietro la schiena. Si precisa che, nel corso di tutte queste fasi, sia il cancello pedonale della ditta che il carraio rimanevano sempre chiusi. Con gli animi che si stavano raffreddando, con anche una stretta di mano tra il fratello di Guerrisi e Luigi Bonfiglio, nelle immagini delle telecamere compare Modaffari Rocco che, tenendo la pistola nella destra, alzava la mano ad altezza d’uomo ed esplodeva due colpi, uccidendo Guerrisi Roberto, colpito alla regione soprascapolare sinistra e ferendo di striscio Guerrisi Salvatore al braccio sinistro”.
A questo punto la vittima riusciva ad uscire dal piazzale della concessionaria ma si accasciava al suolo, in un lago di sangue, nelle vicinanze di una pensilina degli autobus. I carabinieri avviavano le indagini e risalivano subito a Modaffari che veniva identificato e sottoposto a fermo di polizia giudiziaria dal Pm Giampiero Golluccio. Per l’operaio, invece, non c’era più nulla da fare ed i suoi funerali si sono svoti lo scorso 4 gennaio nella chiesa parrocchiale di Boltiere.