VOLANO I PREZZI DI CAFFE’ E CAPPUCCINO. SCENDONO I CONSUMI.

Era prevedibile ma nessuno ha alzato un dito per aiutare i commercianti in difficoltà. Quelli spregiudicati e poco onesti hanno fatto un cartello decidendo di aumentare i prezzi all’unisono cosi da obbligare i consumatori a pagare di più. Il Codacons denuncia all’Antitrust.

Milano – Impennate dei prezzi che raggiungono anche il 20%: bar, parrucchieri, estetisti, ristoranti e artigiani, crescono vertiginosamente. Da quando è stata concessa la riapertura dei negozi, molti clienti si sono trovati davanti un listino leggermente ritoccato. Ed è così che, specie nei grandi centri urbani, il caffè al banco è arrivato a toccare quota 1,20 euro. In centro città anche 1.50 euro. Per una colazione completa, composta da cappuccino e cornetto, si può arrivare a pagare anche 3,5 euro. Prezzi importanti in particolar modo per chi ha una famiglia e sta attraversando una fase economicamente svantaggiata. Inoltre, in queste ore, sta facendo scalpore l’accordo tra i baristi di Vicenza i quali avrebbero deciso in maniera unilaterale di alzare collettivamente il prezzo del caffè di almeno 0,50 centesimi. Insomma la solita solfa: da un lato il governo che non aiuta, dall’altro  le mani in tasca ai consumatori.

Cambiando settore, però, la sonata non cambia. Il classico “taglio più shampoo” per uomini, il cui prezzo medio prima della pandemia si aggirava intorno ai 12 euro, è stato portato a 15 euro. Stesso identico copione hanno seguito molte pizzerie e numerosi ristoranti.

I proprietari degli esercizi commerciali si sono giustificati sostenendo che i nuovi costi introdotti dai canoni igienici sono tanti e in qualche maniera vanno coperti. Dunque, come abbiamo detto, a rimetterci saranno i consumatori. Scelta pericolosa quella di ritoccare i prezzi al rialzo poiché in fase di regressione economica le utenze potrebbero ridimensionare le proprie abitudini preferendo la moka di casa e il classico ciambellone sa sostituire al croissant. Senza consumatori al banco gli esercenti potrebbero chiudere bottega allungando la lista dei disoccupati.

A lanciare l’allarme è stato Carlo Rienzi, presidente del Condacos (coordinamento delle Associazioni per la Difesa dell’Ambiente e la tutela dei Diritti di Utenti e Consumatori), che si è mostrato piuttosto indignato da questo rincaro e ha promesso che denuncerà la situazione all’Antitrust:

. “…Si apprende che in occasione della riapertura degli esercizi a Vicenza una cinquantina di gestori di bar – dice Rienzi – accordandosi fra di loro, avrebbero deciso di portare il prezzo del caffè a 1,30 euro e del cappuccino a 1,80 euro. Si tratta a tutti gli effetti di un cartello anti-concorrenza, vietato dalle leggi italiane e comunitarie, che sarà oggi denunciato dal Codacons all’Antitrust. È gravissimo che i gestori si accordino per alzare tutti insieme e nella stessa misura i listini al dettaglio, perché ciò rappresenta un evidente danno per i consumatori, privati della possibilità di scegliere dove acquistare a prezzi più convenienti. Capiamo le difficoltà degli esercenti ma non è certo scaricando illegalmente sui cittadini i maggiori costi e i minori guadagni legati al coronavirus che si potrà tornare alla normalità…”. Danno al danno e ancora siamo agli inizi.

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