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Vola il mercato del vintage, gli acquisiti che aiutano il portafoglio e l’ambiente

Vendite di seconda mano aumentate del 18%. Così i consumatori diventano protagonisti dell’economia circolare e della sostenibilità.

Roma – La moda “vintage” va a gonfie vele! Il mercato degli indumenti di seconda mano, sta crescendo a passi da gigante. Smentendo i saccenti, secondo i quali si sarebbe trattato di una moda passeggera che poteva durare lo spazio di un mattino. Sul web è un continuo proliferare di siti di e-commerce mirati e di influencer che propongono contenuti per attrarre i consumatori verso questo settore. Dunque, “vintage è bello”? Sembrerebbe proprio di sì, stando al giro d’affari che si è formato intorno a questo mercato. “ThredUp”, una piattaforma di spedizione di indumenti usati, ha diffuso il “Resale Report”, sull’andamento delle vendite del settore. Secondo le stime, la crescita sarà tre volte il mercato dell’abbigliamento normale.

L’anno scorso la vendita, rispetto 2022, si è incrementata del 18%, mentre per l’anno che verrà è previsto un aumento del 10%. Sono cifre di un certo rilievo, che testimoniano l’interesse dei consumatori verso il cosiddetto “mercato della moda veloce”. Inoltre il successo di piattaforme online come Temu e Shein, due aziende cinesi, confermano l’andamento in ascesa del settore. Entro qualche anno, il mercato arriverà a sfiorare l’iperbolica cifra di 73 miliardi di dollari, con un aumento medio annuo dell’11%. I motivi per cui le persone sono attratte da questo mercato sono vari. In primo luogo, a spingere verso questa scelta non è un motivo passionale, ma perché il piatto di molte famiglie piange. Ed è previsto che se le condizioni economiche non miglioreranno, il mercato degli abiti di seconda mano si incrementerà ancora di più.

Secondo il report il 75% delle persone valuta il valore intrinseco del capo da acquistare, quasi il 60% effettua l’acquisto dopo molta ponderazione, allo scopo di non cadere vittime dell’acquisto compulsivo. Si parla tanto di economia circolare e almeno in questo settore, si può dire che si è realizzata. Un quarto dei consumatori ha, infatti venduto dei capi d’abbigliamento sulle piattaforme online. Un modo per pagare bollette e affitto e per fare spazio in casa. La tendenza sta diventando una vera e propria febbre al punto che la gran parte dei grandi marchi hanno deciso di attivare la vendita di seconda mano all’interno dei propri obiettivi di business.

Questa scelta è scaturita dalla valutazione del management sui motivi che spingono i consumatori all’acquisto. Tra questi spicca una sempre maggiore attenzione verso i marchi che manifestino un approccio sostenibile dei processi produttivi. Inoltre, è stata necessaria la consapevolezza dei consumatori e dei lavoratori del settore. Entrambi, in alta percentuale, ritengono che le istituzioni politiche stiano facendo poco per ridurre l’impatto ambientale dell’abbigliamento, ma anche non approvando leggi ad hoc per favorire la moda sostenibile. Se son rose fioriranno, ma la storia ha finora dimostrato, purtroppo che quando l’affare si fa sostanzioso, le iene fameliche ne avvertono l’odore e sono guai in vista!

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