VITTORIA – RITORNO DEI GRUPPI DI FUOCO O SGARRO NELLA SPARTIZIONE DI REFURTIVA?

A Vittoria, nel ragusano, si teme una recrudescenza del fenomeno mafioso ed una nuova guerra fra clan rivali. L'omicidio dell'ex pentito potrebbe avere però un movente ben più banale.

Vittoria – L’omicidio di Orazio Sciortino sta creando molta preoccupazione in provincia di Ragusa. Anche se ancora non si conosce la matrice del delitto, una reazione del genere era prevedibile per la storia della persona assassinata e per quello che ha rappresentato a Vittoria. La preoccupazione è che la città, attualmente commissariata per mafia e prossima alle elezioni, possa ripiombare negli anni bui quando i morti per le strade non si contavano più. Era il periodo della faida tra il clan Dominante-Carbonaro e i D’Agosta-Noto per la contesa del territorio. Orazio Sciortino faceva parte del Clan Dominante–Carbonaroed aveva il compito di custodire armi del sodalizio mafioso vittoriese che, all’epoca, deteneva un vero e proprio arsenale. Quando venne arrestato, il 13 gennaio del 1998, nell’ambito dell’’operazione “Scacco Matto” (insieme ad altri 13 gregari  di entrambi i clan), Sciortino decise di collaborare con gli inquirenti. Diventò un pentito importantissimo perché, per la prima volta, permise ai magistrati di aggiungere pezzi importanti ad un puzzle mai completato.

L’ex pentito Orazio Sciortino.

Grazie alle sue dichiarazioni vennero trovate armi e munizioni in quantità industriale. Erano nascoste ovunque: nei casolari abbandonati, sottoterra e nei posti più insospettabili. L’uomo fece anche i nomi di alcuni affiliati alle cosche. Le dichiarazioni del pentito Sciortino favorirono l’operazione del 15 maggio del 1998 denominata “Mammasantissima” e culminata con 28 ordini di custodia cautelare. In quell’operazione venne smantellato il clan D’Agosta. Da quel momento si mise fine alla faida tra i due i clan mafiosi anche se il massimo livello di contrasto si toccherà il 2 gennaio del 1999, ad un anno dall’operazione Scacco Matto.

La stazione di servizio teatro della strage

All’imbrunire una Lancia Thema condotta dall’ergastolano Carmelo La Rocca, giunse nello spiazzale della stazione di servizio Esso con a bordo due killer. Fu una strage. L’obiettivo del “commando” erano Angelo Mirabella, referente del clan della “Stidda” di Vittoria, Rosario Nobile e Claudio Motta, ritenuti affiliati al clan Dominante ma ad essere crivellati di colpi d’arma da fuoco furono anche due tifosi del Vittoria calcio, Rosario Salerno di 28 anni e Salvatore Ottone di 27.  Si salvò soltanto il barista che si nascose dietro il bancone e fu risparmiato dai sicari. La Lancia Thema venne ritrovata l’indomani in una campagna tra Vittoria ed Acate, era ancora con i fari accesi. Prima di abbandonarla i sicari avevano provato ad incendiarla, senza successo. All’interno dell’auto venne trovata un’impronta che inizialmente non trovò riscontri nel database degli inquirenti che risalirono a La Rocca solo quando quest’ultimo venne arrestato per altri reati.

Quella strage venne ordinata dai clan Piscopo ed Emmanuello di Gela, rivali della “Stidda” vittoriese, che intendevano così estendere il proprio predominio anche nella provincia di Ragusa.

Non è ancora chiaro se l’omicidio del 29 giugno di Orazio Sciortino sia maturato nell’ambito mafioso o in altri contesti. Nel primo caso la preoccupazione è che l’assassinio possa rompere gli equilibri tra le famiglie e dare il via a nuove faide. Da quando aveva rinunciato alla protezione, Sciortino era rientrato a Vittoria e veniva spesso arrestato per furti di piccola entità. Ha forse toccato aziende protette da una famiglia mafiosa? È stato ucciso per una refurtiva non spartita con i complici? Sono tutte domande alle quali gli inquirenti stanno lavorando per dare risposte concrete.

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