Violenze in carcere a Santa Maria Capua Vetere: domani in Aula ex capo del Dap

Francesco Basentini, già sentito nei giorni scorsi, dovrà rispondere ad altre domande dei magistrati del processo per i fatti del 2020.

Caserta – Durante il Covid quello di Santa Maria Capua Vetere è stato un carcere in difficoltà. Le pesanti criticità organizzative non furono tenute in alcuna considerazione dai vertici del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria (Dap), che vi trasferirono i detenuti protagonisti di violente rivolte in
altri penitenziari italiani, trasformandolo in una polveriera poi esplosa il 6 aprile 2020, con le violenze operate dai poliziotti penitenziari ai danni di quasi 300 detenuti del reparto Nilo. E’ quanto emerso dalla testimonianza che Francesco Basentini, capo del Dap durante il primo periodo del lockdown per il Covid.

Basentini si dimise dall’incarico il 29 aprile 2020, poche settimane dopo i pestaggi nel carcere casertano, in seguito alle polemiche provocate dalla scarcerazione di alcuni boss della criminalità organizzata per il decreto “Svuota carceri” emesso proprio per l’emergenza Covid. Un periodo molto complicato in cui avvennero i fatti nel carcere casertano che hanno portato al maxi-processo in cui figurano 105 imputati, la maggior parte dei quali agenti della penitenziaria, ma anche funzionari del Dap come l’allora provveditore regionale campano alla carceri Antonio Fullone, e medici dell’Asl di Caserta.

La testimonianza di Basentini non si è esaurita nell’ultima udienza delle scorse ore, con l’esame del pm Alessandro Milita e i controesami degli avvocati di parte civile e degli imputati, ma continuerà anche domani 13 gennaio, visto che proprio il pm ha annunciato di voler fare altre domande all’ex capo Dap, oggi sostituto alla Procura di Roma. Ulteriori domande che potrebbero vertere proprio sulle criticità vissute dal carcere nel primo periodo di lockdown, di cui peraltro lo stesso Basentini aveva parlato, dando conto di uno “scollamento tra la direzione del carcere e il Comando della Penitenziaria, dove la direttrice non c’era per motivi di salute e dovemmo con difficoltà nominare una reggente”

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