Anche i nostri antenati disponevano di rimedi più o meno scientifici per scongiurare il delicato problema dell’impotenza sessuale maschile.
“Dai, non ti preoccupare, può capitare, magari sei stanco…” ci consola la nostra compagna senza riuscire a mascherare completamente la delusione, oppure “Forse non era la donna giusta…” azzarda una vocina poco convinta nella nostra mente. L’impotenza sessuale maschile, occasionale o sistematica, di qualunque natura sia, è una questione molto delicata da affrontare e particolarmente difficile da accettare e da ammettere. Ma ecco venire in nostro soccorso il Viagra che, da circa venti anni sul mercato, aiuta a migliorare le performances in camera da letto.
E i nostri antenati che non disponevano della magica pillola blu dell’amore erano, forse, immuni dall’imbarazzante problema di una mancata erezione? Certo che no! Anche loro, però, disponevano di rimedi più o meno scientifici per scongiurarlo.
“Salve Priapo, Padre fecondo, di orti custode, violatore.
Ti invoco, rubizzo, dissipatore, spermatico tu che semini la vita.
Defloratore, sgomento di vergini, igneo, fallopodo, fugatore di ladri e di uccelli, signore del fico, magmatico.”
Devo proseguire? Credo che un assaggio di preghiera al dio greco e italico della fertilità maschile, Priapo, possa bastare. Le parole sono forti e chiare. L’itifallico nume veniva venerato e invocato da uomini antichi nel momento di dimostrarsi virilmente forti. Certo era protettore di orti e rappresentazione del seme che feconda la terra a livello agricolo, ma era anche colui che riceveva offerte e suppliche quando un uomo aveva bisogno di un aiutino “là sotto”.
Scomodare un dio per le proprie erezioni vi sembra esagerato?
Vi erano, allora, terapie naturali. Non mancavano, infatti, i cibi afrodisiaci. Qualsiasi cultura antica possedeva i suoi: a volte gli alimenti erano considerati utili alla vita sessuale per la loro forma e consistenza, che ricordava quella dei genitali, altre volte per il loro sapore piccante e intenso, altre volte ancora perché legati a miti della creazione e della fertilità divina. Dall’Egitto dei faraoni alla Grecia dei filosofi, alcuni prodotti del mare come crostacei e uova di pesce, il miele, lo zenzero, il vino, i frutti, come il melograno e l’uva, e i vegetali, come il finocchio e i ravanelli, vennero suggeriti e consumati con lo scopo di ravvivare i sensi e migliorare la vita sessuale.
Soprattutto nel mondo ellenico erano proprio sacerdotesse e prostitute sacre che risiedevano nei templi a consigliare e fornire prodotti afrodisiaci e talismani adatti alla situazione. Che il trionfo in campo erotico fosse, poi, dovuto alle effettive virtù degli ingredienti dei farmaci o a un loro effetto placebo poco importava, l’essenziale era il risultato. In ogni caso le proprietà eccitanti di alcuni cibi sono, ancora oggi, riconosciute.
I Romani poi non si risparmiavano in nulla! Citando nuovamente gli “Amatoria pocula”, di cui ho parlato nell’articolo sui “filtri d’amore”, ricordo che gli ingredienti che venivano mescolati nelle pozioni erano davvero bizzarri e spesso disgustosi: cuore di rospo, parti di cadaveri, ceneri di condannati a morte, resti di relitti e polveri impensabili. Il malcapitato doveva essere davvero disperato per ingurgitare alla cieca tali intrugli! È proprio il caso di dire “Cosa non si farebbe per amore o, meglio, per un’erezione”. Oggi la soluzione è molto più facile e indolore. E allora: “Salve Viagra, ceruleo ausilio di rapporti custode, potenziatore… Ti invoco”.