Ne parla il presidente di Aduc Maxia: “Proibizionismo, salute e business della malavita”. Allarme OMCeO Roma: “Ha effetti devastanti”.
Roma – Nella cocaina rosa di cocaina non c’è traccia. Eppure in Italia ha assunto questo nome perché il suo aspetto la ricorda: anche se talvolta può essere venduta sotto forma di pasticche, generalmente è una polvere rosa che si sniffa. Della new entry nel mondo delle droghe ne parla Vincenzo Donvito Maxia, presidente Aduc, in un articolo pubblicato sul sito dell’associazione. “Finora non se ne aveva notizia, ma è arrivata anche in Italia la cosiddetta cocaina rosa. Normale e non potrebbe essere altrimenti, visto che il proibizionismo si alimenta di novità (a suo modo) per cercare di rendere il mercato illegale attrattivo. Ma c’è una variante… chiamiamola italiana. Nel Belpaese dei delinquenti, – scrive – questi ultimi fanno credere che sia cocaina rosa (cocktail di droghe sintetiche, tra cui ketamina, metanfetamina, ecstasy e crack) anche quello che è invece è un semplice pastrocchio di stupefacenti e veleni di varia natura trattati con un colorante alimentare”.
Per ora, sottolinea il presidente di Aduc, “è quanto hanno sequestrato nei giorni scorsi i Carabinieri di Bologna. Ma è scontato che il fenomeno si estenderà. La logica: stanco della solita cocaina che costa 100, io spacciatore ti propongo la cocaina rosa (colore femminile per eccellenza che evoca anche reazioni allucinogene, quindi più seducente), che ovviamente costa almeno 150, e proverai nuove ebbrezze e guizzi. Tu consumatore la acquisti e, siccome dentro c’è di tutto e di peggio, se ti va bene te ne starai steso a casa e non finirai in ospedale. Alla prossima invenzione”.
Certo, sottolinea Maxia, “non c’è un copyright e/o un marchio doc della cocaina rosa. Siamo sempre nel bizzarro, seducente, ammaliante, irriverente e irrispettoso e criminale mercato del proibito. Ogni spacciatore fa quel che crede e, sentendo, come nel nostro caso, che in Spagna e Regno Unito sta spopolando questa cocaina rosa… perché non dipingere avanzi e schifezze varie del proprio “magazzino” e proporla? Se un consumatore si fida normalmente dello spacciatore (quanti hanno il pusher di riferimento… “è tanto bravo”) perché non credergli anche in questo caso per un nuovo sballo colorato? Logiche da proibizionismo, da mercato di sostanze potenzialmente nocive affidato a, mediamente, trogloditi culturali ed economici, tesi solo a far soldi, costi quel che costi”.
“A fronte di questa situazione (oggi è la cocaina rosa, ieri era un’altra e domani ancora un’altra) un legislatore attento cosa farebbe?”, si chiede Maxia, “Ce ne sono alcuni che ci stanno cominciando a pensare e sono in corso (Usa, Canada ed alcuni Paesi Ue) alcuni esperimenti di legalizzazione per far sì che il consumatore si faccia meno male e – anche – che le strutture sanitarie siano informate, preparate e pronte ad intervenire. In Italia? A parte gruppi di volontari che, spesso sfidando la legge, vanno in giro nei luoghi più critici (tipo raduni di giovani) per dare un primo soccorso, ma con strumenti insufficienti e precari… a parte questo, il nostro legislatore è mobilitato in prima persona per dire “guarda che se ti droghi i metto in galera”, in compagnia di altri che, dicendo il contrario (ma solo sulle canne, per carità) si limitano a dirlo quando sono a caccia di qualche voto. Alla prossima sostanza, seguendo le mode del business criminale”, conclude il presidente Aduc.
Insomma, per costo e caratteristiche la cocaina rosa sta diventando un pericoloso status symbol. Le indagini della Polizia di Stato – come riportato dal quotidiano La Stampa – hanno svelato proprio nei giorni scorsi un fiorente mercato della sostanza nei quartieri nord di Roma, come Parioli e Salario-Trieste. I clienti che ne fanno uso sembrano essere giovani e giovanissimi, spesso minorenni. Nelle ultime operazioni, è stato scoperto un nuovo “metodo” creativo per consegnare la droga a domicilio, magari in occasione di cene o feste: la cocaina viene nascosta in lampade di sale, insospettabili contenitori dove possono entrare fino a 500 grammi di sostanza alla volta. Ma c’è di più: sorprendentemente, tra i consumatori di cocaina rosa non si trovano solo giovani, ma anche persone anziane.
La cocaina rosa sembra attrarre soprattutto coloro che cercano una nuova esperienza, vista anche la sua associazione con feste e ambienti glamour. Conosciuta come una “party drug”, la cocaina rosa viene spesso assunta in discoteca o appunto per “fare festa”. Come si legge sul Guardian, provoca infatti euforia ma i Centri per il trattamento delle dipendenze del Regno Unito ricordano che “ha anche proprietà allucinogene, a differenza degli effetti puramente stimolanti della cocaina tradizionale” e infatti chi ne ha fatto uso riferisce di esperienze “sia euforiche che psichedeliche, tra cui percezione sensoriale alterata e sbalzi d’umore”.
Per questo motivo, gli agenti in borghese hanno intensificato i controlli intorno a bar e discoteche di queste zone, cercando di monitorare il fenomeno e contrastarlo alla radice. Secondo Antonio Bolognese, responsabile scientifico della Commissione per lo studio e la prevenzione delle dipendenze dell’Ordine dei Medici di Roma, la cocaina rosa “è una delle sostanze più utilizzate in questo momento e ha degli effetti devastanti. La sua precoce attività sul cervello crea immediatamente una sensazione di ‘piacere’ che si elimina altrettanto velocemente, ma come tutte le sostanze stupefacenti può portare a dipendenza e stati psicotici”.
Anche a Milano questa droga non è più una novità. “Lo scorso ottobre – sempre secondo quanto riportato dal quotidiano La Stampa – i controlli all’aeroporto di Malpensa hanno portato al sequestro di un carico di oltre 300 chili di droga di vario tipo, cocaina rosa compresa. E a settembre la sostanza è stata trovata in un ostello e nelle tasche di diversi spacciatori”. Idem per Torino, dove il primo sequestro “risale all’ottobre dello scorso anno” quando i carabinieri l’hanno trovata “durante la perquisizione della casa di un pusher, insieme a 40 mila euro in contanti”.
Da tempo l’OMCeO Roma, tramite l’Associazione Ets Osservatorio sulle Dipendenze, presieduta dallo psichiatra Alessandro Vento, componente della Commissione, grazie al contributo di Fondazione Roma, sta portando avanti, nelle scuole e nei centri sportivi della Capitale, una campagna per sensibilizzare sui rischi delle dipendenze. E ora l’allarme ‘cocaina rosa’ anche se con la polvere bianca ha poco a che fare. La nuova sostanza stupefacente, infatti, solitamente è una fenetilamina di laboratorio (2C-B), ma non mancano casi in cui ad altre sostanze psicoattive in polvere viene aggiunto il colorante alimentare rosa. Si ‘sniffa’ come la cocaina, ma di quest’ultima sostanza difficilmente c’è traccia. È una droga per consumatori facoltosi: un grammo può arrivare a costare fino a 400 euro.
La cocaina rosa è un mix di sostanze, tra cui ketamina, metanfetamina, ecstasy e crack, che vengono mescolate insieme e colorate di rosa. Talvolta può contenere anche LSD, mescalina e oppioidi come il Fentanyl. E su quest’ultima sostanza l’allarme è di dimensioni enormi. Basti pensare che a marzo il governo italiano aveva messo a punto un piano per prevenire la diffusione del Fentanyl, ribattezzata la “droga degli zombi” e che in Usa era già un’emergenza con 180 decessi al giorno. Nel nostro Paese ad allarmare era l’interessamento della ‘ndrangheta su questo potente farmaco analgesico che usato illegalmente come droga, può trasformarsi in un killer spietato.