Vertice sull’Albania: dopo la Cassazione a gennaio riprendono trasferimenti migranti

Il ministro Piantedosi: “Nel 2026 entreranno in vigore nuove regole Ue che puntano proprio su centri come quelli che abbiamo realizzato”.

Roma –  A gennaio il governo punta a riprendere i trasferimenti dei migranti verso l’Albania. Forte
anche della sentenza della Cassazione del 19 dicembre e del vento di destra che soffia in Europa,
spingendo verso la difesa dei confini esterni.  La presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha convocato oggi una “riunione sul tema per capire come procedere”. Lo scorso 19 dicembre c’è stata una sentenza della Cassazione che il centrodestra ha interpretato come di sostegno alla sua posizione. La pronuncia – su un caso che precede il decreto con cui il governo ha ridefinito la lista dei Paesi sicuri – riconosce alla politica il diritto di stabilire un regime differenziato delle domande di asilo per chi proviene da Paesi designati come sicuri.

E dunque il giudice “non può sostituirsi” al ministro degli Esteri, né “può annullare con effetti erga omnes il decreto ministeriale”. Il magistrato può tuttavia valutare se la designazione è legittima ed eventualmente disapplicare “in via incidentale” il decreto sui Paesi sicuri. Un mese fa gli operatori sociali di ‘Medihospes’, l’ente gestore dei Centri italiani in Albania per il rimpatrio dei migranti, hanno lasciato Schengjin e Gjader per rientrare in Italia entro il fine settimana. Ma dal Viminale era trapelato che i centri sarebbero restati comunque operativi e vigilati: attualmente, avevano sottolineato fonti del ministero dell’Interno, il personale è stato ridotto e varia in base alle esigenze del momento.

Matteo Piantedosi

Il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, in una intervista al “Corriere della Sera” spiega che “i centri in Albania sono pronti e saranno molto utili per velocizzare le procedure di riconoscimento della protezione a chi ne ha diritto, ma soprattutto del rimpatrio di chi non ne ha diritto. La recente sentenza della Cassazione ha confermato la possibilità di un prossima riattivazione dei centri che valuteremo proprio a partire da questo vertice”. La Cassazione ha detto che i giudici non possono sostituirsi al governo per la lista dei ‘Paesi
sicuri’ lasciando però la possibilità di decidere caso per caso. La Corte europea potrebbe tuttavia pensarla diversamente: “Non credo che questo potrà succedere, almeno non in termini tali da impedire del tutto che il progetto possa decollare ed essere efficace”.

“Ho da sempre avuto fiducia nella giustizia, e il recente primo pronunciamento della nostra Cassazione me ne da’ conferma. La ragione e il diritto prima o poi si affermano. E poi – aggiunge – non dimentichiamoci che nel 2026 entreranno in vigore nuove regole europee che puntano proprio su procedure e centri di trattenimento come quelli che abbiamo realizzato in Albania, ma anche a Modica e a Porto Empedocle”. Quanto al contenimento dei costi: “Penso che su questo si sia fatta spesso confusione. Adesso c’e’ solo un piccolo contingente di operatori che vigila le strutture in attesa della ripresa. Lo stanziamento di 650
milioni in 5 anni
è una previsione di legge del costo massimo possibile con le strutture a regime, non è detto
che corrisponderà alla spesa reale. Comunque – osserva Piantedosi – è singolare che questa critica ci provenga da ambienti che spesso, al contrario, hanno ritenuto di censurare la presunta inadeguatezza degli stanziamenti e della qualità dei servizi che vengono resi nei centri governativi”.

Adesso appare solo un spreco: “Io dico che quando funzioneranno a pieno regime, i centri in l’Albania,
al pari di quelli realizzati in Italia, potranno sul lungo periodo produrre effetti importanti soprattutto per chi
viene accolto ma non ha alcuna prospettiva di integrazione. Tengo a sottolineare che per questo aspetto abbiamo ereditato un peso di circa due miliardi di euro e una gestione non accettabile. Ecco perché penso sia miope, da parte di alcuni, concentrare tutti gli sforzi politici nella acritica, pregiudiziale ed assoluta contrarietà a questo progetto”. 

Il governo italiano andrà avanti con il Protocollo siglato con l’Albania “per contrastare i trafficanti di esseri umani nel rispetto delle norme comunitarie”. Lo ha ribadito il vicepresidente del Consiglio e ministro degli Esteri, Antonio Taiani, in un punto stampa al quartier generale di Kfor, in Kosovo. “Abbiamo avuto una riunione con la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, il ministro Crosetto, il ministro Piantedosi, il ministro Foti, il sottosegretario Mantovano, il sottosegretario Fazzolari. Abbiamo ribadito il nostro impegno a seguire un percorso che anche l’Unione Europea ha riconosciuto” come innovativo, ha detto.

“Le soluzioni innovative sono state apprezzate e vengono apprezzate anche da altri Paesi. Abbiamo avuto una sentenza della Corte che conferma la bontà delle scelte del governo, continueremo a lavorare in questa direzione con grande serenità con grande serietà”, ha aggiunto Tajani.

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