Università, stanziati 9,4 miliardi per il 2025: crescita dell’8% in tre anni

Il ministro Bernini firma il decreto per il Fondo di Finanziamento Ordinario. Aumenti fino al 6% per gli atenei più virtuosi.

Il sistema universitario italiano può contare su risorse in crescita per il 2025. Il ministro dell’Università e della Ricerca Anna Maria Bernini ha firmato il decreto di assegnazione del Fondo di Finanziamento Ordinario (FFO), che quest’anno ammonta a 9,4 miliardi di euro, registrando un incremento di 336 milioni rispetto al 2024.

L’aumento, pari al 3,5% del finanziamento complessivo, non sarà distribuito in modo uniforme tra tutti gli atenei. Gli incrementi medi oscilleranno tra l’1% e il 6%, a seconda delle performance registrate dalle singole università negli anni precedenti, premiando così i risultati ottenuti in termini di qualità della didattica e della ricerca.

“Il Fondo di Finanziamento Ordinario 2025 consolida il percorso di crescita degli investimenti nel sistema universitario italiano, confermando l’impegno del governo a favore dell’istruzione superiore e della ricerca”, ha dichiarato il ministro Bernini. I dati evidenziano una crescita significativa: dal 2022 al 2025 il FFO è aumentato di circa l’8%, passando da 8,6 a 9,4 miliardi di euro.

Secondo il ministro, questo incremento “rappresenta un segnale concreto di attenzione verso il mondo accademico e ci permetterà di ampliare le opportunità per gli studenti, valorizzare il lavoro di docenti e ricercatori e dare nuova linfa all’innovazione e alla conoscenza, pilastri fondamentali per il futuro del Paese”.

La decisione ha ottenuto il via libera degli organismi di settore. Sul decreto 2025 sono stati acquisiti i pareri favorevoli della Conferenza dei Rettori delle Università Italiane (CRUI), dell’Agenzia Nazionale di Valutazione del sistema Universitario e della Ricerca (ANVUR) e del Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari (CNSU).

I rettori, in particolare, “apprezzano l’incremento complessivo dei finanziamenti” e sottolineano l’importanza dell’aumento “delle risorse libere, che va nella giusta direzione di consentire l’esercizio di una sempre più ampia autonomia programmatoria da parte dei singoli Atenei”. Una necessità che assume particolare rilevanza considerando “la dinamica di crescita dei costi ed in particolare l’aumento delle spese per il personale”.

Il clima di consenso rappresenta un cambio di passo rispetto al 2024, quando con uno stanziamento di 9,2 miliardi, rettori e sindacati avevano denunciato la presenza di “tagli occulti” nella cifra complessiva stanziata.

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