La ‘trovata’ del broker internazionale della cocaina che trafugò anche due dipinti di Van Gogh dal Museo di Amsterdam.
Raffaele Imperiale, broker internazionale della cocaina, fantasista nei colpi messi a segno. Dopo aver riconsegnato due dipinti di Vincent Van Gogh, rubati in un museo ad Amsterdam, voleva “trattare” con lo Stato italiano consegnandogli un isolotto artificiale al largo di Dubai. Il narcotrafficante partito da Castellamare di Stabia dopo l’offerta imperdibile dell’isola, chiede ora uno sconto di pena. A formulare l’istanza è stato oggi uno dei suoi legali, l’avvocato Maurizio Frizzi il quale, con il collega Giovanni Ricco del foro di Genova, compone il suo collegio difensivo.
Nel corso della discussione che si è tenuta a Napoli, davanti al gup Maria Luisa Miranda, l’avvocato di Imperiale ha incentrato la sua arringa sulle ragioni per le quali l’aggravante della transnazionalità contestata a Imperiale dovrebbe essere esclusa. Per il legale esiste una continuazione tra l’attuale procedimento giudiziario e le due sentenze passate in giudicato con le quali il “fantasista” è stato condannato in quanto fornitore “stabile e sistematico del clan Amato-Pagano”. Il riconoscimento della continuazione comporterebbe un vantaggio per Imperiale: una pena molto più lieve dei 14 anni e 10 mesi chiesti dal pm Maurizio De Marco.
Lo stesso escamotage che lo portò a ottenere, dopo due gradi di Cassazione, a una condanna tutto sommato modesta, 5 anni e 10 mesi di reclusione, a fronte dei 18 anni in primo grado. Infine, anche in considerazione dell’offerta formulata alle autorità italiane, di donare un’isola artificiale al largo di Dubai, il legale chiede di riconoscergli uno sconto di pena più consistente, due terzi invece che la metà. Lo scorso 4 dicembre il pm Maurizio De Marco ha chiesto 14 anni e 10 mesi di reclusione per Imperiale. Durante l’udienza è stata anche sollevata un’eccezione di incostituzionalità sulla legittimità delle intercettazioni decriptate inserite nel compendio indiziario.
L’isola in questione, quella riconducibile a Imperiale, si chiama Taiwan ed è stata offerta nel corso di una precedente udienza: fa parte dell’arcipelago artificiale creato dal nulla al largo di Dubai e il suo valore attuale non è stato ancora stimato sebbene si ritenga che acquistarla oggi costerebbe di diverse decine di milioni di dollari. Diversi anni fa Imperiale, inoltre, fece ritrovare in una villa del napoletano, anche due preziosissime tele di Vincent Van Gogh poi restituite al museo di Amsterdam dedicato al famosissimo pittore olandese.
Nel corso del processo che vede imputate venti persone, tutte ritenute componenti un’associazione dedita al traffico internazionale di stupefacenti, è stata anche sollevata un’eccezione di incostituzionalità sulla legittimità delle chat decriptate che fanno parte del quadro indiziario disegnato dalla Procura di Napoli. A proporla, il collegio difensivo dell’indagato Mario Simeoli. In relazione a questo aspetto il giudice Maria Luisa Miranda ha annunciato che si pronuncerà in occasione della prossima udienza, programmata per il 12 febbraio. Sull’utilizzabilità delle conversazioni criptate si sta anche attendendo il pronunciamento della Corte di Cassazione, che è annunciato per il 29 febbraio.