Una coltellata per un grammo di droga

La vittima, di origini algerine, era considerato da tutti uno studente modello e un giovane generoso. Il presunto assassino giura di essersi difeso da un’aggressione a mano armata ma non convince gli inquirenti e rimane dietro le sbarre. La piccola comunità trevigiana è rimasta sconvolta dal gravissimo fatto di sangue.

MASERADA SUL PIAVE (Treviso) – Rimane dietro le sbarre il diciottenne presunto assassino di Aymen Adda Benameur, studente di 17 anni, accoltellato in via Primo Maggio a Varago di Maserada sul Piave, nel Trevigiano, lo scorso 11 maggio.

L’indagato, Elia Fiorindi, 18 anni, tramite i suoi difensori, gli avvocati Fabio Crea e Luigi Torrisi, ha raccontato di una presunta aggressione a mano armata da parte della vittima, per motivi di droga, da cui si sarebbe difeso. Ma non si trovano il cellulare ed il coltello con il manico blu che Aymen Adda avrebbe avuto con sé a detta di Fiorindi, reo confesso. Invece l’arma del delitto, un coltello da cucina, e un sacchetto di cellophane contenente hashish sono stati rinvenuti a qualche metro dal cadavere. I due ragazzi, alla presenza di altrettanti minorenni, si sarebbero incontrati poco prima delle 18 dietro la chiesa del paese, accanto al tendone della sagra che annualmente si svolge nella pittoresca frazione veneta.

La vittima, Aymen Adda Benameur

Aymen Adda ed Elia avrebbero iniziato a litigare violentemente e nella mani di quest’ultimo sarebbe comparso un grosso coltello da cucina con il quale avrebbe sferrato un solo fendente mortale al ventre dello studente che stramazzava al suolo in un lago di sangue. I due giovani minorenni tentavano di tamponare la profonda ferita all’addome senza riuscirci e chiamavano il numero di emergenza prima di fuggire con il presunto assassino. Sul luogo si recavano gli inutili soccorsi del 118 i cui sanitari non potevano fare altro che constatare la morte del giovane di origini algerine ma nato in Italia. I carabinieri avviavano immediatamente le indagini e, sentiti alcuni testimoni, si recavano presso il vicino hotel-ristorante Dotto dove i militari trovavano i due minorenni e il maggiorenne in forte stato di agitazione.

Condotti in caserma, dei tre giovani solo uno rimaneva fortemente sospettato. Mentre gli altri due venivano rilasciati, ma a disposizione dell’autorità giudiziaria, Elia Fiorindi veniva trattenuto e dunque arrestato con l’accusa di omicidio volontario aggravato dai futili motivi a seguito della sua piena confessione. Sul movente non ci sono ancora certezze. Una delle piste più accreditate seguite dagli investigatori, coordinati dal Pm Davide Romanelli, è quella del piccolo spaccio di droga leggera, ma si considera anche un conto che non sarebbe stato saldato. I carabinieri infatti avrebbero sequestrato un panetto contenente 50 grammi di hashish e altre 9 dosi da un grammo della stessa sostanza. A Fiorindi invece sono stati sequestrati anche 240 euro in contanti.

Fiori e messaggi di addio per il povero Aymen

Aymen Adda Benameur, per gli amici Alge, primogenito di altri tre fratelli, studente, frequentava l’istituto Besta di Treviso con profitto ed entusiasmo. Era un ragazzo sportivo e studioso, sempre educato, gentile e sorridente. Così lo ricordano i familiari distrutti dal dolore:

È tornato a casa da scuolaricorda in lacrime Amin Adda Benameur, impiegato, padre della vittima – e nel pomeriggio mi aveva detto: esco, vado a fare un po’ di sport. La madre Amaria e i suoi tre fratelli sono sconvolti dal dolore. Dopo mangiato ha pregato prima di uscire. Nel pomeriggio poi ho sentito i suoi amici venuti a casa: non mi hanno detto che era morto ma che aveva fatto baruffa e loro stessi avevano chiamato il 118. Tutti qui lo conoscevano, la gente mi fermava e mi diceva: sei il papà di Aymen?” e aggiungevano “che bravo ragazzo”, quando ti dicono così ti danno la carica, ti fanno sentire orgoglioso. Adesso non c’è più…”.

Elia Fiorindi, reo confesso. Il ragazzo dice di essersi difeso da un’aggressione armata da parte della vittima

Davanti al Gip Marco Biagetti, Fiorindi ha ripetuto la sua versione dei fatti, a dire il vero poco convincente. Ha confessato di avere accoltellato il ragazzo ma solo per difendersi poiché Aymen, a sua volta, l’avrebbe minacciato con un coltello perché voleva la droga senza pagare. Nella lite Elia avrebbe reagito con un altro coltello, che portava con sé per sicurezza, per poi fuggire verso l’albergo senza accorgersi di aver lasciato per terra il rivale ormai esanime. Gli avvocati Fabio Crea e Luigi Torrisi hanno chiesto al Gip la revoca della misura cautelare o in subordine gli arresti domiciliari per il loro assistito. Richiesta respinta: il presunto assassino rimane in galera.

Facebook
Twitter
LinkedIn
WhatsApp
Email
Stampa