Non andavano d’accordo da tempo e si sarebbero scambiati una serie di denunce. Mara Fait aveva paura di quell’uomo ed i litigi fra i due erano noti un po’ a tutti i vicini di casa. Una tragedia annunciata?
ROVERETO (Trento) – Forse applicando il Codice Rosso la vittima sarebbe ancora viva. Poi ogni caso deve essere analizzato singolarmente ma quando esistono denunce su certi comportamenti ostili ripetuti nel tempo il rischio di arrivare troppo tardi è quasi scontato. Stavolta a farne le spese è stata Mara Fait, 63 anni, infermiera in pensione e proprietaria di alcuni appartamenti in via Fontani 25 a Noriglio, frazione di Rovereto. E proprio davanti casa la donna è stata ammazzata con tre colpi di accetta che non le hanno lascito scampo.
La mano assassina è quella di Ilir Zyba Shehi, 48 anni, operaio albanese, sposato con 2 figli, proprietario di un alloggio nel medesimo stabile dove abitava la vittima, che lo scorso 28 luglio, poco dopo le 20, avrebbe incontrato Mara, di ritorno dalla spesa con l’anziana madre, davanti al portone di casa con la quale avrebbe incominciato a litigare. Una delle numerosissime liti fra i due vicini di casa che si erano fatti la guerra per anni a colpi di carta bollata. Poi nelle mani di Ilir si sarebbe materializzata un’accetta con la quale avrebbe colpito la donna al capo e al collo davanti all’anziana madre di lei, Bruna di 85 anni, che urlava terrorizzata. Mara Fait stramazzava sull’asfalto in un lago di sangue mentre Ilir si allontanava per riporre l’accetta nell’orto, cambiarsi gli abiti e avviarsi verso la caserma dei carabinieri dove si costituiva.
Immediatamente dopo è sceso anche il figlio della vittima, Lorenzo Giori, 30 anni, infermiere, che tentava di rianimare la madre ormai deceduta. In caserma l’odierno indagato ha tentato di giustificarsi:
”Ero esasperato, quando l’ho vista non ho più capito nulla – ha detto il presunto durante il primo interrogatorio davanti al Pm Viviana Del Tedesco e all’avvocato difensore Franco Busana – Mi insultava, aveva sempre da ridire contro di me e la mia famiglia. E’ stato un raptus, quando l’ho vista ho iniziato a colpirla, non volevo…”.
I rapporti fra i due condomini erano tesissimi da anni. Non c’era alcun accordo sulle decisioni da prendere per la buona conduzione dell’edificio e fra i due scoppiavano violente liti per qualsiasi cosa tanto che Mara avevo chiesto al tribunale la nomina di amministratore cosi da avere la maggioranza e decidere di conseguenza. Anche Ilir avrebbe denunciato la donna documentando le proprie ragioni con video girati col telefonino e audio che registravano gli alterchi fra i due contendenti. Mara però avrebbe fatto molto di più anche perché si sentiva minacciata dall’uomo e aveva paura di fare una brutta fine, per come aveva confessato ai suoi legali Rosa Rizzi e Flavio Dalbosco:
”Avvocato, quello prima o poi mi ammazza. Lo vedo dai suoi occhi – aveva detto la povera Mara – Ho paura, non solo per me, ma anche per mia mamma. È anziana…”. La vittima dunque aveva presentato una denuncia circostanziata per stalking condominiale, già il 15 marzo scorso, che pare abbia ricevuto una richiesta di archiviazione dal Pm a cui era stata assegnata:
”Era un contesto evidentissimo di stalking condominiale- spiegano gli avvocati di Mara Fait – ma è stato negato il Codice Rosso nonostante i 19 documenti presentati a corredo fra i quali i certificati dei medici del pronto soccorso ed una lista di ben 11 testimoni…”.
Il presunto assassino, detenuto presso il carcere di Spini di Gardolo, è stato interrogato dal Gip di Rovereto, Consuelo Pasquali, a cui l’uomo ha riferito particolari agghiaccianti oltre ad una sorta di pentimento per il delitto compiuto:
”Erano tre anni che quella donna tormentava me e la mia famiglia, ogni giorno: mattina e sera – ha detto il reo confesso – insulti e minacce di mandare me in carcere e i miei figli all’ospedale. Quando l’ho incontrata all’ingresso della palazzina mi ha urlato qualcosa come faceva sempre. Non ho capito cosa, so solo che poi non ho capito più niente. Non ricordo di averla colpita con l’accetta che avevo usato nell’orto ma quando mi sono ripreso da qual vuoto, da quel blackout, lei era a terra e sono andato dai carabinieri, convinto comunque di averla solo ferita…Mi pento e chiedo scusa ai suoi familiari”.
I funerali della vittima si sono celebrati nella chiesa di San Martino, gremita di cittadini, amici, parenti e conoscenti. L’ennesimo femminicidio ha lasciato basita l’intera comunità.