Un commissario straordinario contro l’emergenza del granchio blu

Si tratta di Enrico Caterino, ex prefetto di Rovigo e Ravenna che dovrà combattere il crostaceo che causa danni milionari alla pesca.

Roma – Il granchio blu ha causato sino a oggi danni per 100 milioni di euro ai pescatori italiani, devastando gli allevamenti di vongole e cozze ma facendo piazza pulita anche di ostriche, telline, altri crostacei e pesci come sogliole e cefali, per un conto che rischia di raddoppiare se non verranno presi provvedimenti per fermare l’invasione del killer dei mari. Il Veneto è la regione più colpita dall’emergenza. Dati diffusi da Coldiretti Pesca. Il Delta del Po è la zona dove la presenza del granchio blu sta causando i danni più ingenti. A partire dalla primavera 2023 a oggi, sia nel versante veneto che in quello emiliano la produzione di vongole è stata praticamente azzerata, con il predatore in grado di frantumare i gusci dopo averli tirati fuori dalla sabbia dei fondali. Devastati anche gli allevamenti di cozze, a partire dalla pregiata Scardovari Dop. 

Ecco perché è stato nominato dal governo un commissario straordinario per gestire la grande diffusione del granchio blu nell’Adriatico. Rimarrà in carica fino al 31 dicembre del 2026 e avrà a disposizione fondi per 10 milioni di euro. Enrico Caterino, ex prefetto di Rovigo e Ravenna, è per l’esecutivo la persona giusta per combattere l’emergenza. Lo ha annunciato il ministro Francesco Lollobrigida a Palazzo Chigi con il ministro Gilberto Pichetto Fratin. “In questa fase nell’Adriatico in particolare” il granchio blu “ha compromesso alcune attività economiche e soprattutto rischia di compromettere l’intero ecosistema marino senza misure strategiche”. Con il commissario ci sarà “un salto di qualità”.

Enrico Caterino

“Chi meglio di sua eccellenza Enrico Caterino già prefetto di Ravenna e reduce dall’esperienza di commissario di Torre Annunziata, persona che ha in sé il valore dell’efficienza, capacità di operare in situazioni complesse”, ha aggiunto Lollobrigida, sottolineando che Caterino è “un servitore dello Stato” e che la nomina “è stata condivisa in grande sintonia” tra il ministero dell’Agricoltura e quello dell’Ambiente. La presidente facente funzioni dell’Emilia-Romagna, Irene Priolo, e l’assessore regionale all’Agricoltura, Alessio Mammi confidano che il neocommissario “possa avere nel merito i poteri straordinari conferiti dal suo mandato per gli adempimenti necessari e che possa avere a disposizione anche le risorse per indennizzare le imprese colpite dell’Emilia-Romagna, per la raccolta e lo smaltimento del crostaceo. Con l’auspicio che non si generino avvicendamenti di nomine e stalli decisionali come sta capitando purtroppo per la peste suina africana”.

Un’emergenza, ricorda la Regione, per la quale l’Emilia-Romagna ha già messo a disposizione delle imprese della pesca e dell’acquacoltura colpite un milione di indennizzi nel 2023 e un milione nel 2024 per la raccolta e lo smaltimento. “Il Governo ha abituato la nostra Regione a gestire varie emergenze attraverso le figure dei Commissari – aggiungono Priolo e Mammi – Chiediamo in ogni caso che non vengano a mancare le responsabilità in capo alle istituzioni nazionali, comunque chiamate a fare la propria parte in questo caso sui ristori, sulla ricerca e su soluzioni condivise per la sfida contro la proliferazione del granchio blu, una lunga battaglia che intendiamo vincere”. 

Il granchio blu

Il settore dell’acquacoltura in Italia vale circa mezzo miliardo di euro, e la voce più pesante è rappresentata proprio dalle cozze, con le vongole al terzo posto. Ma cresce anche la produzione di ostriche. “Dinanzi al dilagare di quella che viene elencata dalla scienza tra le peggior specie invasive introdotte nel Mediterraneo, con un gravissimo impatto sugli ecosistemi lagunari che è oggi solo la punta dell’iceberg di una vera e propria catastrofe ecologica, la soluzione è la promozione del consumo di granchio blu, con la creazione di una filiera che coinvolge pesca, grande distribuzione, ristoranti e agriturismi”, fa sapere Coldiretti che al Villaggio di Venezia ha presentato alcuni piatti a base di granchio blu creati dalla fantasia dei cuochi pescatori e contadini di Campagna Amica.

Un’opportunità che trova d’accordo il 54% degli italiani, secondo l’indagine Coldiretti/Ixé, tra un 8% che ha già messo nel piatto una pietanza a base di granchio blu e un 46% che sarebbe disposto a farlo, mentre un analogo 46% non li assaggerebbe. L’obiettivo, conclude la Coldiretti, è contribuire a contenere l’eccessiva diffusione del granchio, che sta prendendo il sopravvento nei fondali delle nostre coste, individuando opportunità economiche per i territori duramente colpiti. Il granchio blu è definitivamente sdoganato anche da Eataly. Viene infatti servito nei ristoranti degli store della catena del food italiano a Torino Lingotto, Roma, Milano, Genova e Trieste. Il crostaceo, che da tempo sta infestando le nostre coste e in generale le acque del Mediterraneo, potrà anche essere acquistato in vaschetta. E sarà possibile seguire anche un corso per cucinarlo nel modo migliore.

I ravioli di Eataly al granchi blu

Il Granchio blu, crostaceo arrivato anni fa dagli Stati Uniti e che in poco tempo ha invaso intere zone costiere, non è ancora molto diffuso sulle tavole degli italiani. Tuttavia il consumo alimentare è secondo molti esperti la chiave per contrastare la sua diffusione. Gli studi diffusi da Fedagripesca-Confcooperative mostrano danni seri agli allevamenti delle vongole, di cui il granchio blu è ghiotto: il 70% della produzione del mollusco sarebbe scomparso. Negli Stati Uniti è un prodotto molto ricercato e i prezzi al consumo possono arrivare anche ai 100 euro al chilo. Scenario diverso in Italia dove, salvo alcune eccezioni, i prezzi raggiungono cifre decisamente più basse con i pescatori costretti a gettare in mare la maggior parte dei granchi blu pescati, in particolare quelli più piccoli.

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