Ue, von der Leyen punta all’immediata riconferma ma i giochi sono solo all’inizio

Anche sul nome di António Costa, ex premier portoghese dato alla guida del Consiglio Europeo serpeggiano non pochi dubbi.

Bruxelles – Ottenuta la maggioranza qualificata al Consiglio (il 55% degli Stati membri, almeno 15, che rappresentino almeno il 65% della popolazione Ue) per Ursula von der Leyen resta lo scoglio della maggioranza assoluta al Parlamento europeo, 361 su 720. Se dovesse arrivare il via libera formale dai leader nel Consiglio del 27-28 giugno, la conferma in plenaria a Strasburgo potrebbe essere calendarizzata già per la prima seduta (16-19 luglio). Bisogna però assicurarsi i voti necessari. L’attuale maggioranza Ursula (Ppe, socialisti e liberali) conta 406 seggi. Tuttavia il rischio franco tiratori (calcolato al 10%) non permette di affrontare lo scrutinio segreto con la serenità necessaria. È richiesta quindi una maggioranza più ampia.

I socialisti vorrebbero che venisse allargata ai Verdi (52 seggi) che hanno già ampia disponibilità a votare a favore di von der Leyen a condizione che non ci siano eurodeputati dell’Ecr. E quella sarebbe l’alternativa, vista di buon occhio, da una parte del Ppe. Un sostegno – anche esterno e non formalizzato – se non di tutto il Gruppo dei conservatori (76) almeno della delegazione di Fratelli d’Italia (24 voti). Questa è pero una seconda fase del negoziato. A differenza del 2019, questa volta i nomi sembrano già indirizzati: mandato bis alla Commissione per Ursula von der Leyen, António Costa, ex premier portoghese, al Consiglio europeo e Kaja Kallas, premier estone, alla Politica estera.

Ursula von der Leyen

Ma i giochi non sono del tutto fatti, e qualche sorpresa è sempre possibile, a partire dalla posizione di von der Leyen, che dovrà essere votata dal Parlamento e che, sebbene sulla carta abbia ampiamente la maggioranza necessaria, potrebbe essere ‘impallinata’ da franchi tiratori. Von der Leyen intanto sta già lavorando per avere l’appoggio di socialisti e verdi, cosa che le eviterebbe di doversi rivolgere alla destra di Meloni, che dal canto suo, forte della vittoria alle elezioni, cerca di ottenere un maggior peso per l’Italia. Va poi considerata l’ostilità di Charles Michel, attuale presidente del Consiglio europeo, organo che propone per il voto all’Europarlamento il nome del presidente della Commissione. Michel trama per sabotare il secondo mandato di Ursula.

Il clima politico di oggi è molto diverso da quello che c’era nel 2019. Intanto l’avanzata delle destre alle europee, anche se non stravolge la composizione dell’Europarlamento, potrà comunque influenzare la politica dell’Unione: una possibilità rafforzata dal fatto che molti Stati sono guidati da capi dell’estrema destra. Altra differenza importante: cinque anni fa a guidare i giochi c’erano Angela Merkel, cancelliera tedesca e leader di grandissimo peso, e Macron. Ora la Germania ha Olaf Scholz, uscito malissimo dal voto delle europee (terzo con il 13,9% delle preferenze e dietro la destra radicale di Alternative fuer Deutschland) e dunque indebolito, mentre Macron, il grande sconfitto delle europee (Rassemblement National, il partito di estrema destra, ha preso il doppio dei suoi voti), lo è ancora di più del tedesco ed è impegnato nella pericolosa scommessa delle elezioni nazionali anticipate, indette per il 30 giugno.

Antonio Costa

E ancora: nel 2019 l’Unione non aveva la guerra alle porte come oggi, in seguito all’invasione russa dell’Ucraina, cosa che ha riportato in auge i discorsi sulla difesa comune e l’esercito europeo e che condizionerà l’agenda futura. Ma oltre ai giochi politici e alle necessità di pesare e contrappesare le posizioni degli Stati – in base a criteri geografici, di equilibrio di genere, di affiliazione politica e ai risultati delle elezioni – ci sono anche altri elementi che possono influenzare le decisioni finali. Elementi che, sotto forma di guai giudiziari, potrebbero gettare un’ombra proprio sulle due figure più importanti, che dovrebbero guidare le poltrone di maggior peso: von der Leyen e Costa.

Quanto alla prima, sul suo capo volteggia l’indagine del Pfizergate, uno scandalo legato a uno scambio di messaggi, mai confermato dalla Commissione, tra von der Lyen e l’ad della casa farmaceutica Albert Bourla, nell’ambito dell’appalto per la fornitura dei vaccini contro il covid. Un appalto vinto poi dalla Pfizer, il più grosso mai concluso dall’Ue. Per questo carteggio inappropriato, rivelato dal New York Times – che ha anche citato in giudizio alla Corte di giustizia europea la Commissione per il suo rifiuto di divulgarne il contenuto – un avvocato belga, Frédéric Baldan, ha citato in giudizio presso le autorità giudiziarie di Liegi von der Leyen e chiesto le dimissioni di tutto l’organo esecutivo, a partire dalla presidente, per “corruzione, conflitto d’interessi, interferenza nelle funzioni pubbliche e distruzione di documenti”. Il caso è arrivato alla Procura europea (EPPO), che si è dichiarata competente in materia.

Il Parlamento europeo

Von der Leyen si difende sostenendo che i contratti sono stati siglati dai Paesi membri direttamente, così come i soldi sono stati messi da ogni Stato: “Su questo dossier siamo stati trasparenti”, afferma la tedesca. Per il momento comunque VDL può stare tranquilla, almeno su questo fronte, in quanto l’udienza è stata – opportunamente? – rinviata a dicembre. Per quanto riguarda António Costa, rieletto premier in Portogallo per la seconda volta nel 2022, lo scorso novembre si è dimesso per un’inchiesta della magistratura che ha travolto il suo governo.

A tutt’oggi non è stato formalmente accusato ma è comunque sotto indagine in quanto il suo nome sarebbe uscito durante alcune intercettazioni. L’inchiesta, avviata per corruzione, abuso d’ufficio e traffico d’influenze, riguarderebbe grossi investimenti nell’ambito sia della transizione energetica, nello specifico dello sfruttamento dell’idrogeno verde e delle miniere di litio a Nord del Paese, sia della creazione di un grosso data center a Sines. Tuttavia i dettagli dell’indagine verso Costa sono a tutt’oggi riservati, mentre lui nega ogni addebito.

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