Da rifare il processo d’appello a Marco Eletti, l’impiegato che tre anni fa tentò, non riuscendovi, di far fuori anche la madre. Ora punta a dimezzare i 24 anni di carcere.
SAN MARTINO AL RIO (Reggio Emilia) – Prese a martellate il padre uccidendolo, poi tentò di avvelenare la madre, salva per miracolo. Ma la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza d’Appello che aveva condannato a 24 anni e 2 mesi di reclusione, per omicidio premeditato e tentato omicidio, Marco Eletti, di 36 anni, impiegato e scrittore di thriller, attualmente detenuto. Gli Ermellini di piazza della Repubblica hanno accolto in toto l’istanza presentata dagli avvocati difensori Noris Bucchi e Luigi Scarcella, che avevano fatto ricorso sull’aggravante della premeditazione per l’uccisione del padre adottivo rinviando ad un nuovo processo di secondo grado.
Il 5 novembre scorso la prima sezione penale della Cassazione ha dato loro ragione, dopo quasi sei ore di camera di consiglio. In primo grado Eletti era stato condannato dal tribunale di Reggio Emilia per l’omicidio premeditato del padre, Paolo Eletti di 58 anni, ammazzato a colpi di martello in testa, e per il tentato omicidio della madre, Sabrina Guidetti, drogata con una forte dose di sedativi. La Corte d’Appello aveva espresso il verdetto con una condanna ma adesso gli atti tornano a Bologna, nella medesima Corte, dove si celebrerà un nuovo dibattimento di secondo grado.
Se l’aggravante della premeditazione dovesse cadere, la condanna che grava sul groppone del presunto assassino potrebbe essere dimezzata, attesi i due sconti pena automatici: un terzo per l’abbreviato chiesto dai suoi legali in udienza preliminare e quello previsto dalle attenuanti generiche:
”A voi sembrerà strano, ma sono contento di non essere diventato “definitivo” – ha detto Eletti quando ha appreso del nuovo processo – perché questo avrebbe comportato di essere trasferito nella sezione reclusione, cambiare compagno di cella e probabilmente avrei perso il lavoro in biblioteca. Per me gli equilibri che ho raggiunto in carcere sono fondamentali per cercare di andare avanti…”.
Eletti, che aveva partecipato come concorrente al quiz “L’Eredità” in onda su Rai 1 senza successo, non ha mai aggiunto nulla sul movente che gli avrebbe armato la mano contro i genitori. Si parlò di soldi, forse dell’intestazione della casa di famiglia, insomma di un litigio finito male per questioni di interesse ma non mancò una vera e propria messinscena per giustificare il tentato omicidio della madre, Sabrina Guidetti, 57 anni. Quel maledetto 24 aprile del 2021 Marco Eletti, poi reo confesso, si trovava nella villetta di famiglia, in via Magnanini 13, dove vivevano i genitori. Carabinieri e 118, allertati dallo stesso imputato, entrando in casa facevano la macabra scoperta: il corpo senza vita di Paolo Eletti, pensionato, che mostrava diverse ferite profonde al capo, e la moglie della vittima, con le vene dei polsi recise.
La donna veniva soccorsa e trasferita in rianimazione mentre il marito finiva in obitorio. I militari di San Martino e quelli della Compagnia di Reggio avviavano le indagini e non ci mettevano molto a capire che il racconto dello scrittore era fasullo. Il giovane, subito posto in stato di fermo, avrebbe afferrato una mazzetta da muratore con la quale sferrava cinque fendenti al padre colpendolo sul cranio. Subito dopo lo scrittore, forse traendo spunto dai suoi romanzi dell’orrore, aggrediva anche la madre alla quale avrebbe tagliato le vene dei polsi, una volta immobilizzata con un cordino, dopo averla intontita con un sedativo.
Lo stesso usato per stordire il padre. Subito dopo Marco Eletti avrebbe trasferito in garage i due poveracci trascinandoli di peso per tentare di bruciarne i corpi con un liquido infiammabile. Non riuscendovi il figlio degenere si toglieva i guanti di lattice e li gettava in un cestino dove poi venivano ritrovati dagli inquirenti. La fantasia malata di Eletti gli aveva suggerito di inscenare una lite fra marito e moglie poi degenerata in tragedia ma lo scrittore aveva fatto male i conti chiamando i carabinieri troppo presto. Tanto presto da non avere avuto il tempo di disfarsi di guanti, cordino ed altri arnesi utilizzati in quello che doveva essere un duplice omicidio. Per la Cassazione, però, il presunto killer non aveva pianificato l’omicidio del padre.