Gige Campagnari, venditore ambulante molto noto in zona, pugnalato ripetutamente dal figlio Marco che nella brutale aggressione si è ferito ad entrambe le mani.
LAZISE (Verona) – Al culmine dell’ennesima lite per quella casa che il padre voleva vendere non ha esitato ad ammazzare il genitore con diverse coltellate. A rimanere sul pavimento, in un lago di sangue, Franco Campagnari, detto Gige, 66 anni, noto venditore ambulante, colpito a morte con numerosi fendenti dal figlio Marco, 46 anni, disoccupato, con un coltello da cucina. Il drammatico alterco, l’ultimo di una lunga serie, sarebbe avvenuto intorno alla 16 del 12 luglio scorso, nella villetta di famiglia in via Tonol, quartiere Barum, alla periferia del paese. Il padre del presunto killer, che abitava a Peschiera del Garda da quando si era separato dalla prima moglie, andava spesso a trovare il figlio ma ogni volta erano solo urla e litigi sino a sfiorare la rissa.
Insomma un calvario che andava avanti da anni, per lo meno da quando Marco aveva subìto un intervento chirurgico fortemente invasivo che gli aveva cambiato il carattere rendendolo irascibile e intollerante anche con gli stessi genitori. La droga, poi, avrebbe fatto il resto. Marco Campagnari pare chiedesse soldi al padre con una certa frequenza e la vittima, a dire di parenti e amici, non si sarebbe mai sottratta alle richieste del figlio. Quest’ultimo però era convinto che Franco privilegiasse il secondogenito Massimo, a cui aveva ceduto la licenza di commercio ambulante del pesce scatenando l’invidia dell’altro germano.
La vittima si era mantenuta la licenza di commercio di dolciumi ma Marco non avrebbe mai accettato di lavorare con padre e fratello forse per una stupida questione di risentimento per altro ingiustificato. La vittima era nota in zona non solo come bravo commerciante ma anche perché impegnato in politica:
” Ho il cuore a pezzi, non mi sarei mai immaginato una cosa del genere – dice l’ex sindaco Luca Sebastiano – Gige per me era come un fratello. Prima la militanza in An poi in Fratelli d’Italia, mi aveva sempre sostenuto durante le mie campagne elettorali. Il figlio era un ragazzo problematico e forse il mio amico pensava di riuscire a domarlo. I rapporti erano litigiosi, ma non c’era mai stato qualcosa che aveva superato il limite, non mi risulta si fossero mai messi le mani addosso”.
Il 12 luglio Gige si presentava in via Tonol con un acquirente a cui avrebbe dovuto far visitare l’immobile. Marco pare fosse irrequieto e non aveva intenzione di aprire il cancello. I vicini di casa raccontano che Franco, forse innervosito, avrebbe urlato al figlio di aprire il cancello per entrare in casa. La cognata dell’uomo ed alcuni residenti di via Tonol avevano consigliato al commerciante di non entrare in casa perché avevano visto il figlio Marco sempre più infuriato.
Gige riusciva ad entrare e nello scivolo del garage veniva aggredito dal figlio a colpi di coltello. L’uomo si rifugiava in casa ritenendo di mettersi in salvo ma Marco inseguiva il padre e lo finiva dentro casa con altri terribili fendenti, sferrati con una tale violenza che il presunto assassino si feriva gravemente ad entrambi le mani. A questo punto qualcuno avvisava i carabinieri che giungevano sul posto quasi subito seguiti dagli inutili soccorsi del 118. I militari trovavano Marco Campagnari con le mani sanguinanti ed in grave stato confusionale: ”Stavolta ci siamo fatti male davvero – avrebbe detto il supposto assassino ai militari che lo ammanettavano – ho un forte mal di testa”.
L’uomo veniva scortato presso l’ospedale “Pedersoli” di Peschiera e sottoposto ad intervento chirurgico agli arti superiori dai sanitari di turno mentre la vittima, dopo le incombenze di rito, veniva trasferita in obitorio. Il Pm Silvia Facciotti, che coordina le indagini, disponeva il sequestro della villa di via Tonol, eseguito dai carabinieri del Nucleo investigativo, poiché sono probabili ulteriori sopralluoghi. L’odierno indagato, difeso dall’avvocato Massimo Galli Righi, veniva poi trasferito nel carcere “Montorio” di Verona ma le sue condizioni psicologiche non hanno permesso l’interrogatorio. Il medico del penitenziario disponeva il suo spostamento prima in infermeria, per le medicazioni alle mani, poi in un reparto di psichiatria. Il Gip Carola Musio ha convalidato il fermo di Marco Campagnari, accusato di omicidio volontario aggravato.