Tycoon a caccia di fondi. Incontro in Florida tra The Donald e il fondatore di Tesla e SpaceX per una presunta trattativa di “scambio”.
Washington – L’ex presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha incontrato domenica scorsa il miliardario fondatore di Tesla, Elon Musk, a Palm Beach, in Florida. Lo hanno riferito fonti anonime al “New York Times”, aggiungendo che all’incontro hanno partecipato anche diversi importanti finanziatori del Partito repubblicano. Le stesse fonti hanno ricordato che lo staff della campagna elettorale di Trump è alla ricerca di nuovi sostenitori per finanziare la sua corsa per la Casa Bianca, e che l’ex presidente spera di avere “presto” un colloquio privato con Musk.
Non è chiaro se il fondatore di Tesla e SpaceX, tra gli uomini più ricchi al mondo, abbia deciso di finanziare la campagna elettorale di Trump, anche se il miliardario ha più volte criticato il presidente Joe Biden in alcuni messaggi pubblicati sui social. Quello che è chiaro è che servono denari per proseguire la campagna ma anche per far fronte a tutte le sue spese legali e alla sanzione da oltre 450 milioni di dollari per il caso degli asset gonfiati a New York.
E sarebbe proprio questa la ragione di un incontro in Florida tra Trump ed Elon Musk che potrebbero anche aver raggiunto un accordo di reciproco scambio, con il tycoon che avrebbe promesso una sua maggiore presenza su X per attirare maggiori investimenti e il miliardario che avrebbe garantito un aiutino. D’altra parte Musk è salito sul carro dei repubblicani a gennaio, quando aveva dichiarato il suo endorsement a Ron DeSantis. “Non faccio donazioni a nessuno dei candidati alla presidenza”, ha replicato il patron di Tesla sulla sua piattaforma senza però smentire il colloquio con il tycoon.
Intanto, con un successo “storico”, Trump sbanca anche il Super Tuesday conquistando nettamente 14 Stati su 15 e restando l’unico candidato repubblicano per la Casa Bianca. La sua rivale Nikky Haley, dopo aver strappato a sorpresa il suo secondo successo nel liberal Vermont, si arrende alla matematica e getta la spugna ritirandosi dalla corsa ma senza dare il suo endorsement al tycoon. Anche Joe Biden fa il pieno di delegati, pur con l’imbarazzante sconfitta alla isole Samoa che, come nel 2020 con Michael Bloomberg, hanno premiato un altro outsider: lo sconosciuto finanziere Jason Palmer.
Il super martedì della politica americana decreta così la fine della corsa alla Casa Bianca e la riedizione di un duello che la maggioranza degli americani non gradisce, e non solo per l’età dei contendenti. Il tycoon ha già 1.053 delegati, di cui 777 incassati in questa tornata: tra il 12 e 19 marzo conta di arrivare ai 1.215 necessari per rivendicare la nomination ed essere incoronato alla convention di luglio. Nel frattempo potrà concentrare tutte le risorse del partito nella sfida contro Biden, anche se per colmare il gap finanziario e fronteggiare le sue astronomiche spese legali sta corteggiando Elon Musk. Il presidente, che praticamente non ha veri rivali (Dean Phillips ha lasciato oggi garantendogli il suo appoggio), ha già guadagnato 1.556 delegati sui 1.968 necessari.
Ma a spianare definitivamente la strada al ‘rematch’ è stata la mossa della Haley, che ha sospeso la sua campagna anche se formalmente non si è ritirata: continuerà così a tenere i delegati e ad influenzare i donatori. “E’ tempo di lasciare”, ha annunciato parlando dal suo quartier generale di Charleston, dove si è congratulata con Trump ma senza dargli il suo appoggio. “Sta a lui guadagnarsi i voti dei miei elettori”, ha avvisato citando Margaret Thatcher, dopo avergli ricordato che l’unità del partito repubblicano da lui agognata non si raggiunge a parole. Quindi ha rimarcato l’abisso che li separa in politica estera, ribadendo che “è un imperativo morale stare al fianco dei nostri alleati anche in Ucraina”.
“Non ho rimpianti e non cesserò di usare la mia voce”, ha promesso, denunciando un Congresso “pieno di follower ma non di leader”. Resta da capire come la Haley intenda muoversi e condizionare la campagna. Di sicuro non vuole bruciare le sue ambizioni politiche ed è forse per questo che, pur intensificando recentemente gli attacchi al tycoon, non ha affondato i colpi sulle sue menzogne e sui tentativi di sovvertire le elezioni, culminati nel violento assalto al Congresso. Del resto il partito ormai fa quadrato sull’ex presidente o si piega alla sua inevitabile candidatura.
Biden, che deve riconquistare anche il voto di protesta arabo per Gaza, intanto ha accusato Trump di agire “animato da vendetta” e di voler “distruggere la democrazia americana, strappare le libertà fondamentali (come l’aborto) e approvare un altro maxi taglio fiscale per i ricchi”. “Sei il peggior presidente della storia Usa”, gli ha risposto il tycoon da Mar-a-Lago in una festa amara (Melania e i figli erano assenti sul palco), segnata da un victory speech cupo e apocalittico: la sua versione dell’attuale stato dell’unione.