Trento, protesta al Casteller per la liberazione dell’orso Papillon

Attivisti di Centopercentoanimalisti tornano davanti al centro faunistico con striscioni e fumogeni ecologici: “Papillon deve uscire dal lager”.

Trento – “Mentre dal Trentino continuano ad arrivare  pessime notizie, come l’uccisione di un lupo ordinata dal solito Fugatti, ricordiamo che, nel lager del Casteller è rinchiuso da oltre 6 anni un orso: Papillon, siglato dai suoi aguzzini come M49.

Un orso che mai ha fatto male a qualcuno, evaso più volte e ricatturato con una pervicacia  vergognosa. È’ stato castrato, viene tenuto sotto psicofarmaci: una creatura la cui vita è ormai rovinata. Papillon deve essere tolto dal lager, e messo in condizioni di vita almeno accettabili, anche se il male che ha subito è irrimediabile e imperdonabile. Papillon deve uscire dal  Casteller!

Nella tarda mattinata di sabato 27 settembre, i nostri militanti sono tornati al Casteller, hanno legato ai cancelli un orso di peluche con la frase provocatoria: “ingabbiate  anche me”. Inoltre, hanno affisso uno striscione che invoca la liberazione di Papillon e acceso dei fumogeni (ecologici), per far sentire a Papillon la nostra presenza. Non lo lasceremo solo! Sul posto, sono arrivate una volante della Polizia di Stato e due auto degli agenti della Digos di Trento. I Militanti sono stati tutti identificati”. È la nota stampa condivisa dall’Ong Centopercentoanimalisti.

Orsetto scuoiato

Intanto, un inquietante ritrovamento ha scosso la Val di Non. Ieri mattina gli addetti alla manutenzione del verde pubblico di Borgo d’Anaunia hanno rinvenuto la pelle di un giovane orso nascosta sotto uno scivolo del parco giochi locale. La scoperta ha immediatamente allertato i Carabinieri Forestali, che hanno avviato le indagini per quello che appare come un chiaro atto di bracconaggio.

Secondo i primi accertamenti tecnici, i resti appartengono a un esemplare di circa diciotto mesi, che godeva di buone condizioni fisiche prima dell’uccisione. La modalità del ritrovamento – con la pelle deliberatamente occultata in un’area frequentata da famiglie e bambini – suggerisce agli investigatori un gesto dal forte valore simbolico.

Il Corpo Forestale non esclude che si tratti di un messaggio intimidatorio legato alle politiche di gestione della fauna selvatica in provincia di Trento, dove la presenza degli orsi continua a dividere l’opinione pubblica tra sostenitori della conservazione e chi rivendica maggiori misure di controllo.