Le indagini sono mirate a dimostrare il presunto coinvolgimento dell’equipaggio del natante nella facilitazione dell’ingresso irregolare di migranti in Italia. Una situazione che di ripete da anni e anni.
Palermo – Il giudice per le Indagini preliminari presso il tribunale di Agrigento ha convalidato i fermi di indiziato di delitto eseguiti dalle Fiamme gialle di Lampedusa e dai poliziotti della squadra mobile della questura di Agrigento, nei confronti dei tre membri dell’equipaggio di una imbarcazione da pesca tunisina, accusati di aver consentito l’ingresso irregolare in Italia di 31 cittadini tunisini.
L’attività di polizia giudiziaria, traeva origine da una chiamata di soccorso con la quale veniva segnalata la presenza di un’imbarcazione con migranti nelle acque a sud di Lampedusa; in realtà, i mezzi navali della Guardia di finanza e Frontex, inviati sul posto, individuavano un peschereccio tunisino, con a bordo 31 migranti e 3 soggetti di equipaggio, che trainava 2 tender privi di motore.
La presenza di due motori fuoribordo normalmente utilizzati su piccoli natanti, le buone condizioni di salute dei migranti, incompatibili con chi affronta i cosiddetti “viaggi della speranza” via mare, e la precarietà dei due piccoli gommoni trovati a fianco del peschereccio, inducevano a pensare che sicuramente i migranti non avessero viaggiato autonomamente; in effetti, anche alcuni video, rinvenuti all’interno degli smartphone dei migranti, confermavano che questi avessero sin dal principio viaggiato a bordo del peschereccio tunisino.