Trafficavano rifiuti pericolosi facendo leva sulle tangenti, 5 arresti ad Ancona [Video]

Oltre 2000 le tonnellate di sostanze scaricate da un’azienda jesina presso un asilo e lungo il fiume. In manette anche tre funzionari.

Ancona – Un imprenditore di un’azienda con sede nel comune di Jesi (AN) è stato arrestato, mentre 4 persone, tra le quali un altro imprenditore e tre pubblici ufficiali, si trovano agli arresti domiciliari, accusate a diverso titolo di attività organizzata per il traffico illecito di oltre 2.000 tonnellate di rifiuti, anche pericolosi, di varia natura, nonché per corruzione, turbata libertà del procedimento di scelta del contraente e truffa ai danni dello Stato.

L’operazione, condotta da 30 finanzieri, 30 forestali e 10 militari della Guardia Costiera, trae origine da un’indagine iniziata nel 2020 e diretta dalla Dda di Ancona e ha prodotto, oltre alle misure cautelari a carico di 5 soggetti, anche al sequestro di oltre 82 mila euro attraverso il blocco dei conti correnti bancari e postali della società di Jesi, i cui amministratori sono accusati di aver posto in essere un giro di tangenti per ottenere appalti pubblici e smaltire illegalmente ingenti quantitativi di rifiuti.

Le indagini nella prima fase hanno riguardato gli abbandoni di rifiuti in aree non autorizzate e i conferimenti illeciti, presso il centro di raccolta di Jesi, di oltre 1.600 tonnellate di rifiuti da demolizione e vegetali provenienti da attività imprenditoriali. L’attenzione degli investigatori si è poi rivolta anche al settore degli appalti pubblici. È stato così possibile portare alla luce un sistema consolidato di favori e tangenti: facendo leva sulla corruzione di tre pubblici ufficiali impiegati presso l’A.S.T. di Ancona, l’INRCA di Ancona, la Società Jesiservizi (che gestisce il centro di raccolta rifiuti) e un professionista incaricato quale custode giudiziario di un’area oggetto di fallimento, gli amministratori dell’impresa jesina ottenevano lavori pubblici attraverso turbative d’asta e smaltivano illegalmente 59 tonnellate di rifiuti di varia natura.

Dal punto di vista dei reati ambientali, è risultato che gli imprenditori indagati avrebbero smaltito terre contaminate da idrocarburi pericolosi in una buca dislocata negli spazi di pertinenza di un asilo nel comune di Jesi e altre 72 tonnellate di rifiuti di varia natura occultati in una buca di 800 metri cubi scavata in un’area oggetto di fallimento.

Sarebbe stato altresì accertato lo smaltimento di oltre 325 tonnellate di rifiuti di varia natura, tra i quali terre contaminate da idrocarburi presso una ex cava di proprietà dell’impresa indagata e in particelle demaniali site sulla sponda sinistra del fiume Esino vincolate paesaggisticamente.

L’Autorità Giudiziaria dorica ha pertanto disposto anche il sequestro preventivo dei tre siti oggetto di smaltimenti illegali dei rifiuti.

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