“Ora chiediamo un giudizio politico su questi nove anni. Saranno i liguri a dire la loro. Io non mi ricandiderò”, ha detto l’ex governatore.
Genova – “Questo processo corre lungo un delicato crinale tra politica e giustizia”. Così l’ex governatore della Liguria Giovanni Toti, a un giorno dalla liberazione: dopo 86 giorni il giudice per le indagini preliminari Paola Faggioni ha accolto la sua richiesta di revoca degli arresti domiciliari presentata dall’avvocato Stefano Savi. Non ci sarebbe più il pericolo di reiterazione del reato, dopo le sue dimissioni. “Ora chiediamo un giudizio politico su questi nove anni. Saranno i liguri a dire la loro. Ne ho parlato agli esponenti della Lista Toti in un incontro oggi, valutando come ci dovremo e potremo muovere. Io non ci sarò, non correrò né come presidente né come consigliere. Ho dato tutto quello che potevo dare. Darò il mio sostegno ma è evidente che i protagonisti saranno altri”, ha detto Toti in conferenza stampa.
Per il futuro, ha aggiunto, “l’importante è che non si deve perdere il programma, lo spirito, l’abbrivio, e l’alchimia di questi nove anni tra i partiti della coalizione e la gamba civica. Gamba civica che dirà la sua sul progetto politico e sul candidato presidente. Dovrà essere garanzia verso gli elettori che questa parte politica non cambierà il modo di governare questa regione del centrodestra”. Sulle accuse di corruzione, Toti assicura: “Non ho intascato un euro per me stesso o per la mia famiglia. Anzi sono orgoglioso di dire che sono assai più povero di nove anni fa quando facevo il direttore, nonostante gli emolumenti che spettano a un presidente di regione non siano bassi”. Poi spiega perché si è dimesso. “La decisione non è stata dettata da alcun isolamento politico, anzi grazie a chi mi ha fatto sentire grande vicinanza come Salvini, Nordio, Santanché. Se avessimo fatto ricorso in Cassazione sarebbe stato un muro contro muro sulla pelle della Liguria”, ha detto.
L’ex presidente della Liguria ha poi sottolineato la necessità “di un intervento sulle leggi”. La magistratura, ha detto, “interpreta e applica le leggi” e il Parlamento ne deve “prendere atto”. Toti ha precisato: “Non ce l’ho con i magistrati, ce l’ho con il legislatore che gli ha consentito di fare queste accuse”. E ha aggiunto: “A fronte di questa inchiesta, non credo che nessun amministratore pubblico prenderebbe un euro da un privato e gli imprenditori fuggirebbero. Mi pare evidente che questo paralizzi l’intero sistema di finanziamento dei partiti. La politica non può non interrogarsi sul finanziamento dei partiti e i limiti dell’azione di indirizzo politico di un esponente amministrativo del territorio rispetto ai suoi finanziatori. Il magistrato può sbagliare l’interpretazione delle norme”.
Il nome di Toti resterà nella sua lista alle prossime elezioni? “Dovremo fare delle valutazioni. In Liguria l’anima civica è stata fatta dalla Lista Toti e poi dalle liste Vince Genova, Vince Spezia, Vince Sarzana, dalle liste che hanno sostenuto il sindaco Claudio Scajola. Credo che tutto questo mondo civico dovrà confluire in una offerta organizzata. Che sia una o due liste valuteremo. Se sarà più utile una esperienza più ampia la lista Toti convoglierà dentro un contenitore più ampio, se si ritiene più utile spendere il mio nome in memoria di questi nove anni non ho problemi, ma fisicamente non ci sarò in quella lista”, ha spiegato. E infine, parla di questa esperienza. “Ritengo francamente che le accuse, la tempistica, la dinamica e la carcerazione siano state un eccesso”, ha detto Toti.
Poi ha spiegato che, dopo la notizia della revoca dei domiciliari, ha sentito “il presidente Mediaset Fedele Confalonieri. Ho parlato con tanti, Crosetto, Donzelli, Lupi. C’è un lungo elenco”. E Salvini? “Certo, e l’ho ringraziato per la sua vicinanza”. In questi tre mesi, Toti dice di aver provato “un profondo senso di ingiustizia ed un po’ di impotenza, anche quella di un sistema politico che si è fatto mettere molto in subordine dal sistema giudiziario”. E sui suoi rapporti con Spinelli, chiarisce: “Le intercettazioni dimostrano solo un pezzettino della scena. Ho trovato uno spaccato della mia vita costruito, montato, indirizzato e analizzato sul rapporto con un’unica persona, ma il trattamento che Spinelli ha avuto da me è stato lo stesso di tutti gli imprenditori della Liguria ai quali abbiamo sempre dato attenzione perché crediamo nell’impresa, che poi finanziassero i miei comitati oppure no, non aveva importanza”.
E ancora, sulla notifica della seconda ordinanza per finanziamento illecito dei partiti per la vicenda degli annunci pubblicitari Esselunga: “Non l’ho proprio capita. Di far sbarcare Esselunga in concorrenza in regione è un progetto che abbiamo sbandierato ai quattro venti. Leggere che abbiamo velocizzato una pratica di Esselunga è qualche cosa di francamente inascoltabile, poi per la giustizia si pronunceranno i tribunali”. Infine, un passaggio sulla scelta di dimettersi: “Proseguendo il braccio di ferro con la magistratura di Genova avremmo di fatto paralizzato la presidenza della Regione. Essendo un’inchiesta dai connotati politici molto spiccati è giusto che i cittadini esprimano il loro parere con il voto”.