Il segretario del sindacato Donato Capece: riflettere sul ruolo della definizione ambigua del reato di tortura nelle accuse ai poliziotti.
Trapani – “Trovo ingiusto ed ingiustificato il clamore mediatico su episodi che sarebbero avvenuti all’interno della Casa circondariale siciliana e sui quali sta indagando la magistratura: i processi si devono fare nelle aule di giustizia e non sui giornali”. Così il segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria Donato Capece commentando l’indagine della procura di Trapani che ha portato all’arresto di 11 agenti e alla sospensione di altri per violenze e abusi a detenuti del carcere Pietro Cerulli.
Capece esprime ”sorpresa ed amarezza” e sottolinea: ”la presunzione di innocenza è uno dei capisaldi della nostra Carta costituzionale così come il carattere personale della responsabilità penale e quindi credo si debbano evitare illazioni e gogne mediatiche. Noi confidiamo nella magistratura perché la polizia penitenziaria, a Trapani come in ogni altro carcere italiano, non ha nulla da nascondere”. Il sindacato
evidenzia “la necessità e l’importanza di riflettere sul ruolo della definizione ambigua del reato di tortura nelle accuse agli agenti e nell’adozione della custodia cautelare in carcere: parecchi poliziotti penitenziari, negli ultimi anni, sono finiti in cella con quella terribile accusa, ma sono finiti in cella sempre in custodia cautelare e mai a seguito di una condanna definitiva”.
“Accade spesso, purtroppo – conclude – che in casi di grande risonanza mediatica, gli opinion makers e parte della stampa non si limitino a raccontare i fatti ma alimentano una vera e propria campagna contro la polizia penitenziaria. Anche se le accuse, per quanto gravi, sono ancora al vaglio della magistratura, ciò non impedisce a politici e media di evocare immagini di violenze sistemiche e abusi impuniti, puntando il dito contro gli agenti molto prima che i processi abbiano chiarito le loro responsabilità”.
Sono 25 i poliziotti penitenziari coinvolti nell’inchiesta, su cui si indaga a vario titolo e in concorso di tortura, abuso d’autorità contro detenuti del carcere Pietro Cerulli, e falso ideologico in concorso. Sono stati raggiunti da misure cautelari e interdittive: 11 arresti domiciliari e 14 sospensioni dal pubblico ufficio. Emessi decreti di perquisizioni, per un totale di 46 indagati. Le indagini sono partite nel 2021. L’ordinanza del Gip di Trapani, su richiesta della Procura, è stata eseguita dal nucleo investigativo regionale della polizia penitenziaria di Palermo, con l’ausilio di alcuni reparti territoriali coordinati dal nucleo investigativo centrale.