L’omicidio rimette in discussione la normativa sui malati di mente lasciati liberi e potenzialmente pericolosi. Il presunto assassino ha lasciato sulla scena del crimine diverse copie del suo saggio su Satana. La vittima aveva paura di quell’uomo che litigava per un nonnulla.
GIAVENO – Non era la prima volta che litigavano i due vicini di casa e sembra che fossero già venuti alle mani in passato ma nessuno poteva immaginare la tragedia finale. Sino al 30 settembre scorso quando, fra le 17.30 del giorno prima e l’alba, Marco Gilioli, 35 anni, soggetto schizoide ma laureato in Scienze e tecnologie agrarie e con la passione per i funghi e per il satanismo, si sarebbe presentato in casa di Emilio Mazzoleni, 71 anni, noto cercatore di funghi e giocatore di bocce. Secondo quanto ricostruito dai carabinieri di Giaveno, coordinati dal sostituto procuratore Manuela Pedrotta, Gilioli, originario di Moncalieri, avrebbe bussato alla porta dell’abitazione dell’anziano pensionato, ubicata nella frazione Maddalena di Giaveno, e l’avrebbe subito aggredito.
Con mossa fulminea avrebbe distrutto una sedia di legno e con i pezzi di piedi e traverse avrebbe fracassato il cranio a Mazzoleni che avrebbe tentato un’inutile difesa prima di soccombere ai colpi del suo aguzzino. Con uno dei piedi della sedia, verosimilmente con le punte aguzze ottenute con lo strappo dalla seduta, Gilioli avrebbe sgozzato il fedele cagnolino della vittima, Pluto, che forse aveva abbaiato all’indirizzo del presunto assassino mentre uccideva il suo padrone.
Con Mazzoleni esanime riverso a testa in giù nel suo letto in un lago di sangue Gilioli si sarebbe preoccupato di lasciare la sua firma sulla scena del crimine. L’uomo, ormai in preda alla follia, avrebbe disseminato nell’appartamento della vittima diverse copie del suo ultimo saggio autoprodotto dal titolo più che eloquente: ”Relatività perfetta”, nel quale parla di Luce nera, di potenze mondiali schiave degli Illuminati del Demonio e di esecuzioni corporali per sovvertire il sistema satanico. Un oscuro presagio che il folle autore del libro aveva praticamente trasformato in macabra realtà. Il giorno dopo la compagna della vittima, Manuela, che vive a Giaveno in un’altra casa, si accorgeva che Mazzoleni non rispondeva al cellulare.
La donna chiedeva ad un altro vicino di casa di andare a vedere che cosa fosse successo e l’uomo, una volta entrato in casa, scopriva il cadavere di Mazzoleni, quello del suo cane e la stanza sporca di sangue dappertutto. Il vicino dava all’allarme e sul posto giungevano i carabinieri che ci mettevano poco a comprendere che cosa fosse successo, attese anche le tracce lasciate da Gilioli che veniva arrestato nella sua vicinissima abitazione nella quale si era rifugiato con indosso i vestiti imbrattati di sangue e i segni evidenti di una colluttazione.
L’uomo, durante l’arresto e l’espletamento delle incombenze di rito, si è chiuso in un ostinato mutismo:
”Non parla di cos’è successo e non dice nulla in generale – dice il suo avvocato difensore Giorgio Papotti – Non è presente a sé stesso, soffre di una patologia grave e la situazione non è facile neanche per lui”.
Nella frazione tutti erano a conoscenza delle turbe mentali del presunto assassino che, negli anni, aveva subito diversi trattamenti sanitari obbligatori (Tso) ed attualmente era in cura presso il Centro di salute mentale di Giaveno. Lo stesso Mazzoleni, personaggio conosciuto in paese, gioviale, allegro e benvoluto da tutti, aveva detto più volte di avere paura di quel tipaccio che non mancava occasione per litigare senza motivo. Di contro Gilioli, anche lui appassionato di bocce e funghi, nonostante la schizofrenia, aveva studiato Scienze infermieristiche non riuscendo a laurearsi per poi iscriversi a Scienze e tecnologie agrarie completando invece il ciclo di studi. Gilioli aveva la fissa del satanismo e i suoi approfondimenti nel merito li aveva raggruppati in una saggio che aveva fatto stampare in proprio.
Un volume filosofico a sfondo complottistico in cui è racchiuso il suo pensiero dissennato. In paese sono in molti i cittadini che ritengono annunciata la morte del povero Mazzoleni, atteso che il suo presunto assassino avrebbe avuto bisogno di maggiore attenzione da parte delle autorità sanitarie:
”La riforma del 1978 ha un limite: è garantista per i pazienti e meno per le comunità – dice Enrico Zanalda, direttore dipartimento Salute Mentale di Torino 3, competente per Giaveno – Non permette di obbligare i pazienti a curarsi e a prendere i medicinali, infatti tanti rifiutano i trattamenti e ci lasciano senza strumenti…”.