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Terzo settore, tesoro prezioso: un sostegno vitale per fragili e poveri

I periodi di festività accentuano le differenze sociali tra chi si trastulla tra cenoni e regali e chi ha poco o nulla. Le associazioni di volontariato costituiscono in tal senso una risorsa incredibile del nostro Paese.

Roma – Un mondo più giusto e accogliente è possibile. Per addentrarsi nella stupefacente rete delle associazioni di volontariato (oggi definito terzo settore) non bisogna guardare soltanto alle sigle più conosciute, cattoliche e laiche che siano, ma anche alle tante realtà caritative che svolgono, molto spesso nel silenzio più assoluto, il proprio ruolo di cerniera, o meglio di ammortizzatore sociale. È indubbio che il “fragile” accenda una luce sulla propria esistenza per focalizzare come, anche nelle diverse battaglie quotidiane, siamo fortunati e come sia facile potere essere assorbiti dalle sabbie mobili della vita. La gratitudine, per ciò che si ha e si è, penetra nella profondità della propria anima.

Durante il periodo natalizio è un proliferare di iniziative verso i più deboli e meno fortunati. Allora si organizzano, in alcuni giorni dell’anno, pranzi, cene, distribuzioni di alimenti e visite guidate, a volte per saldare un conto con la propria coscienza ed esistenza. Tante associazioni, attraverso l’importante lavoro svolto dai volontari, intervengono per soddisfare le pur minime esigenze quotidiane di fragili, sofferenti e poveri. In tal modo per tante persone che sono più fortunate, la presenza dei poveri diventa un impegno a contrastare ogni forma di povertà. Insomma, un esempio di autentica solidarietà, svolto senza retorica.

Lunghe file alle mense dei poveri nel periodo delle festività natalizie.

Infatti, la solidarietà è una scelta, uno stile, ma anche un progetto di vita per una città inclusiva, in cui ci sia posto per tutti. Purtroppo, però non sempre vi sono istituzioni accoglienti e sensibili. L’esperienza del pranzo per i poveri, dunque, è ad esempio anche uno tra i tanti modi di concepire la solidarietà che non deve essere un vago sentimento filantropico di assistenzialismo. È così che i volontari diventano i veri costruttori di solidarietà. Superato il mese di dicembre, il rischio è il perdurare dell’oblio istituzionale.

Mentre, invece, l’impegno di tanti volontari continua silenzioso anche nel corso dell’anno per cercare di ridare dignità a chi, per svariate ragioni, ha perso il lavoro, è malato o semplicemente non riesce a mantenere uno stile di vita ordinario. Ecco così tanti eroi silenziosi che si propongono quotidianamente di realizzare un cammino condiviso tra cittadini e quanti, nei propri ambiti di competenza e di azione, costituiscono le espressioni significative di una società civile. Quello che manca molto spesso è una rete concreta, tra enti del terzo settore, per operare al meglio.

A volte anche qui il forte individualismo sferra un tiro mancino alla condivisione di intenti comuni. Tante diversità, infatti, contraddistinguono, nei modi e nelle azioni, la moltitudine di attori che nei vari ambiti cercano di supplire alle diverse deficienze istituzionali. Comunque ciò che non si deve perdere di vista è che ad ogni azione può corrispondere una propizia occasione di condivisione fraterna, in cui stringere soprattutto relazioni. Allora a volte l’incontro con l’altro disvela situazioni che mai si era pensato potessero accadere. Così la tavola come il semplice aiuto alimentare, ad esempio, rappresenta un canale importante per ascoltare sogni, progetti, amarezze e anche solitudini.

Tutto può essere un inno alla vita. Nella ordinarietà della “vita da volontario” si può assistere ad eventi “toccanti nella sua semplicità”, così come registrare momenti in cui il dolore e la rabbia, per la propria condizione sociale, possono rendere aggressivi e irriconoscenti. Insomma, vivere una spiacevole condizione di povertà, molto spesso nell’assordante silenzio istituzionale, non certo agevola la speranza e la gratitudine. Il terzo settore gioca, così, un ruolo chiave per lo sviluppo sociale, dimostrando la rilevanza della presenza di un privato sociale attivo e dinamico, pilastro del welfare.

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