Terra dei Fuochi: la Cedu condanna l’Italia per inazione sui rifiuti tossici

La sentenza definitiva della Corte europea dei diritti umani sul caso portato davanti ai giudici da 41 cittadini italiani e 5 associazioni.

Roma – Le autorità italiane mettono a rischio la vita degli abitanti della Terra dei Fuochi, l’area campana coinvolta nei decenni scorsi nell’interramento di rifiuti tossici. Lo ha stabilito la Corte europea dei diritti umani che ha condannato l’Italia che, pur riconoscendo la situazione, non ha preso le dovute misure. La Cedu ha stabilito che l’Italia deve introdurre, senza indugio misure generali in grado di affrontare in modo adeguato il fenomeno dell’inquinamento in questione. La sentenza è definitiva. Il caso era stato portato davanti alla Corte da 41 cittadini italiani e cinque associazioni che accusavano Roma di non averli protetti da questi depositi, che stanno causando un aumento dei tassi di cancro nella regione. 

La Corte ha riconosciuto un rischio per la vita “sufficientemente grave, reale e accertabile”, che può essere qualificato come “imminente“. I giudici inoltre ritengono che “non ci siano prove sufficienti di una risposta sistematica, coordinata e completa da parte delle autorità nell’affrontare la situazione della Terra dei Fuochi”. Evidenziano che i progressi nel valutare l’impatto dell’inquinamento sono stati lenti, quando invece occorreva celerità. Inoltre indicano che lo Stato non è stato in grado di dimostrare di aver preso tutte azioni penali necessarie per combattere lo smaltimento illegale di rifiuti nell’area della Terra dei Fuochi.

I rifiuti della Terra dei Fuochi

“Data l’ampiezza, la complessità e la gravità della situazione, era necessaria una strategia di comunicazione completa e accessibile, per informare il pubblico in modo proattivo sui rischi potenziali o reali per la salute e sulle azioni intraprese per gestire tali rischi. Questo non è stato fatto. Anzi, alcune informazioni sono state coperte per lunghi periodi dal segreto di Stato”, scrive la Cedu. La sentenza emessa concerne i ricorsi di 41 individui e 5 associazioni. La Cedu ha deciso di accettare in parte le obiezioni del governo e ha rigettato i ricorsi delle associazioni e di numerosi individui.

I giudici ritengono che le associazioni non sono “direttamente interessate” da presunte violazioni derivanti da un pericolo per la salute dovuto all’esposizione al fenomeno dell’inquinamento, e che mancano della legittimazione ad agire per conto dei loro membri. Per quanto attiene invece agli individui, per alcuni non ci sono prove sufficienti che loro i parenti vivessero in aree interessate dal fenomeno dell’inquinamento. “Quante calunnie abbiamo dovuto subire; quante minacce; quante derisioni; quante offese; quante illazioni… I negazionisti, ignavi, collusi, corrotti, ci infangavano… Siamo andati avanti. Convinti. Vedevamo con i nostri occhi lo scempio delle nostre terre e delle nostre vite”, afferma don Maurizio Patriciello, parroco di Caivano, in provincia di Napoli, commentando la sentenza.

Don Maurizio Patricello

“Grazie a tutti i volontari… – scrive sui social don Maurizio – grazie ai medici per l’ambiente… grazie alle Chiese campane con i loro vescovi e i loro preti… grazie al quotidiano ‘Avvenire'”. Il prete rivolge un “ricordo commosso ai nostri morti di cancro”: “Ai miei fratelli Giovanni e Francuccio. A mia cognata Giuseppina e a mio nipote Severino. Ai tanti, tanti bambini, ragazzi, giovani genitori che il cancro in questi anni ha dilaniato e ucciso. Un ricordo particolare per il compianto magistrato Federico Bisceglia. A tutti voi che con noi avete lottato, sofferto, ingioiato lacrime e amarezze, un abbraccio grande quanto il sole”.

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