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Tempi biblici per visite e esami e carenza di medici, la grande depressione del SSN

Agenas: “Oltre 130 mld investiti”, il 6,8% del Pil nel 2023 ma l’Italia è al 15esimo posto in Europa per i servizi erogati agli utenti.

Roma – Povero servizio sanitario, come sei ridotto male! Il 23 dicembre del 1978 fu emesso il primo vagito del Servizio Sanitario Nazionale (SSN), con l’entrata in vigore della legge che l’ha istituito. Fu una grande conquista per la società italiana, in quanto, grazie ad un sistema di strutture e servizi, garantiva a tutti i cittadini, in condizioni di uguaglianza, l’accesso universale all’erogazione equa delle prestazioni sanitarie. I suoi principi fondamentali sono l’universalità, l’uguaglianza e l’equità, ma per attuarli c’è bisogno di notevoli risorse finanziarie. E qui arrivano le dolenti note. L’OCSE -Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, un’istituzione di studi economici per i paesi membri, aventi in comune un sistema di governo di tipo democratico ed un’economia di mercato- ha diffuso dei dati sulla spesa per il servizio sanitario.

Ebbene, l’Italia nel 2023 ha investito il 6,8% del PIL (Prodotto Interno Lordo), piazzandosi al 15° posto in Europa. Questi numeri, vanno, comunque, presi con le molle, come succede spesso quando si ha a che fare con la statistica. In realtà, come ha precisato l’AGENAS (Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, che svolge un servizio di supporto tecnico e operativo alle politiche dei servizi sanitari) i finanziamenti sono in aumento da anni, pari per quest’anno a 130,4 miliardi di euro e di 2224 euro di spesa pro capite. Oltre agli investimenti, il SSN è finanziato dai tickets che gli assistiti pagano come quota di partecipazione diretta dei cittadini alla spesa pubblica come controprestazione per l’assistenza sanitaria erogata dallo Stato.

L’efficienza del SSN è misurata da una serie di indicatori, tra cui i tempi di attesa per accedere alle visite e cure. E qui è come mettere il coltello nella piaga. Si tratta di tempi spropositati, quasi biblici, confermati anche dai dati, per cui le scadenze non vengono rispettate, col rischio fondato che alcune malattie possano aggravarsi. A contribuire a rallentare i tempi di erogazione di visite e esami, la carenza di personale gioca un ruolo fondamentale. La situazione è simile a quella del cane che si morde la coda, nel senso che con le piante organiche ridotte, il personale esistente subisce un sovraccarico di turni, con il rischio di saltare le ferie e per fermarsi è costretto ad alzare bandiera bianca, coi lavoratori allo stremo delle loro forze, costretti a stare in malattia.

E il ciclo infernale si ripete all’infinito, della serie “Non si uccidono così neanche i cavalli”, tanto per parafrasare il titolo di un film del 1969 per la regia di Sydney Pollack. Si narrava la California nei primi anni ’30, nel pieno della Grande Depressione del secolo scorso, in cui era in voga un genere crudele di spettacolo, le maratone di ballo, durante le quali coppie di disperati senza lavoro ballavano per giorni interi, attratti dal premio in denaro. Nel nostro caso, i lavoratori della sanità sono costretti a turni senza interruzione, perché non hanno chi li sostituisce. Comunque, per quanto riguarda la carenza di personale, “Il Sole 24 ore”, ha diffuso dei dati secondo cui mancano 4 mila medici nei Pronto Soccorso, 5 mila di base e tra 60 70 mila infermieri.

La mancanza di medici di base è un grave vulnus per l’intera società, vista la loro importante funzione svolta sul territorio durante la pandemia e in alcuni casi hanno rappresentato l’unico presidio sanitario attivo. A questo si aggiunge l’emigrazione sanitaria di chi decide di farsi curare fuori regione, che ha raggiunto cifre da capogiro. Inoltre, sta diffondendosi l’assunzione di medici a gettone nei Pronto Soccorso e nei reparti di molte realtà sanitarie, che costano più di quelli dipendenti. Un modo per preparare la fossa ad un paziente, la sanità, in stato comatoso e che è a rischio default. Constatare il crollo del SSN, uno dei pilastri del nostro “welfare state”, non è solo un danno alla salute dei cittadini, ma è una grande sconfitta per la nostra civiltà e democrazia. Tutto questo a vantaggio dei soliti noti, amici degli amici e di imprenditori che come iene fameliche sentono odore di carogna in putrefazione e si stanno avventando sulla preda con ferocia inaudita!

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