Pubblici ufficiali venivano corrotti per truccare le gare. Tra gli indagati il direttore di Asset Puglia Elio Sannicandro.
Bari – Tre persone sono state arrestate, sei sospese dall’esercizio di uffici pubblici e ad altre due è stato imposto il divieto di contrattare con la Pubblica amministrazione, provvedimenti giunti al termine di un’indagine della Procura di Bari nella quale si contestano, a vario titolo, i reati di corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio e turbata libertà degli incanti.
I fatti si riferiscono al periodo compreso tra settembre 2019 e febbraio 2021 e riguardano le province di Bari e Foggia. La Guardia di finanza ha proceduto al sequestro di beni per 100mila euro. Secondo gli inquirenti le indagini avrebbero portato alla luce un “collaudato meccanismo di addomesticamento e manipolazione di procedure di gara relative a lavori eseguiti nella Città metropolitana di Bari e in diversi Comuni del Foggiano”, grazie alla compiacenza di alcuni pubblici ufficiali, “da cui si rileverebbe un quadro inquietante di collusione e mercificazioni seriali della funzione pubblica“.
Tra gli indagati c’è anche il direttore di Asset (Agenzia regionale Strategica per lo Sviluppo Ecosostenibile del Territorio) Elio Sannicandro, in passato presidente del Coni Puglia dal 2001 al 2017 e assessore del Comune di Bari per due mandati dal 2004 al 2014.
L’indagine ha preso le mosse da alcune dichiarazioni rese ai finanzieri da una persona informata sui fatti, concernenti i rapporti intercorsi tra un imprenditore di Lucera e un dirigente pubblico, nel corso dei quali i due avrebbero concluso accordi corruttivi aventi per oggetto alcune gare di appalto indette da una struttura commissariale. I conseguenti approfondimenti investigativi, condotti mediante il ricorso a indagini tecniche, analisi dei tabulati telefonici, servizi di osservazione, controllo e pedinamento, perquisizioni, riscontri documentali, escussioni in atti e accertamenti patrimoniali, hanno consentito di acquisire un grave quadro indiziario in ordine alla commissione di plurimi reati contro la Pubblica Amministrazione.
In particolare, le attività di indagine avrebbero permesso di dimostrare la centralità dell’imprenditore lucerino (ora in cercere), con la collaborazione della figlia (agli arresti domiciliari), in tutte le vicende illecite oggetto del procedimento penale. I dialoghi intercettati ne evidenzierebbero, infatti, una pervicace propensione alla commissione di illeciti: darebbe ordini a un sindaco, piloterebbe la formazione di commissioni aggiudicatrici, individuerebbe preventivamente i partecipanti alle gare, al fine di escludere concorrenti effettivi, il tutto dopo aver ricevuto con largo anticipo informazioni precise sui lavori che sarebbero stati affidati.
Nel corso delle investigazioni sarebbero state, inoltre, accertate “sistematiche” turbative d’asta, in relazione a sette procedure, riguardanti altrettanti comuni dell’entroterra foggiano, pressochè sovrapponibili per l’identico modus operandi adottato. Nello specifico, il citato “dominus” del sistema avrebbe preventivamente individuato le ditte partecipanti alle gare, avendo cura di sceglierle tra quelle sprovviste dei requisiti tecnici o comunque non in grado di “dargli fastidio” nella fase di aggiudicazione delle singole commesse. Sarebbe, altresì, emerso un collaudato sistema collusivo, che prevedeva la spartizione degli appalti in maniera coordinata con l’avallo di funzionari pubblici titolari dei poteri decisori in ordine all’indicazione dei lavori e alla scelta dei contraenti.