Annullate le sentenze di primo grado e di appello che avevano condannato Antonio De Pace al carcere a vita per omicidio aggravato. La vittima era la 27enne Lorena Quaranta.
Messina – Nel marzo 2020, in piena pandemia, uccise la fidanzata soffocandola nel loro appartamento di Furci Siculo (Messina). Ma secondo la Cassazione lo stress legato al Covid-19 avrebbe avuto un peso sul femminicidio della 27enne Lorena Quaranta per mano del fidanzato, Antonio De Pace. Quindi la Corte gli ha concesso le attenuanti generiche annullando, limitatamente a questo punto, la sentenza di primo grado e quella di appello del 18 luglio 2023 che l’avevano condannato all’ergastolo per omicidio aggravato.
Nel marzo 2020 Lorena Quaranta era prossima alla laurea in medicina quando iniziò ad accusare mal di gola. De Pace, che di mestiere faceva l’infermiere, temendo che lei avesse contratto il virus aveva deciso di tornare dai parenti in Calabria. La giovane, con cui conviveva da circa un anno, l’aveva pregato di restare per portarle delle medicine ma lui, dopo un furioso litigio, l’ha strangolata. Quindi ha tentato due volte il suicidio, prima di chiamare le forze dell’ordine.
Secondo la Cassazione, “in una frangente storico drammatico, in cui l’umanità intera è stata chiamata praticamente dall’oggi al domani a resistere a una pericolo sino a quel momento sconosciuto, invasivo e in apparenza inarrestabile”, il femminicida “ha vissuto un disagio psicologico poco a poco evoluto in ansia e, quindi, angoscia”.
A riportare le motivazioni degli ermellini è il Messaggero, che aggiunge il commento dell’avvocata Concetta Miasi del centro antiviolenza Una di noi: “Queste motivazioni lasciano spazio alla possibilità di ritenere che tutto sia lecito se commesso in un periodo di stress”.