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Strangolato: altro che suicidio

Spuntano due indagati per la morte del fonico e Dj salentino che nel 2015 era stato ritrovato appeso a un albero. Si tratta dell’uomo con cui Ivan avrebbe avuto una complicata relazione sentimentale e un musicista di Acquarica che collaborava con la vittima. Il suicidio sarebbe stato simulato.

LECCE – Svolta giudiziaria nella morte del disk-jokey Ivan Ciullo, 34 anni, detto Navi, ritrovato appeso ad un albero di ulivo il 21 giugno 2015: ci sono due indagati per omicidio. Dopo 8 anni di battaglie legali intentate dai genitori della vittima, Sergio Martella e Rita Bortone, che da subito non avevano creduto al suicidio, arriva una notizia che darebbe loro ragione. Nel fascicolo di inchiesta del sostituto procuratore Donatina Buffelli, terzo Pm inquirente, ci sono due persone sotto inchiesta per la morte violenta del giovane Dj.

Una di queste sarebbe l’uomo con il quale Ivan aveva intrecciato una tormentata relazione sentimentale mentre l’altro indagato è un cantante e musicista che da tempo collaborava con la vittima. La nuova pista investigativa porterà a svolgere accertamenti irripetibili sulla memoria del Pc e sullo smathphone di Ivan. L’archiviazione del caso era stata richiesta per due volte atteso il convincimento dei precedenti magistrati inquirenti che propendevano per il gesto estremo dell’uomo che, invece, sarebbe stato strangolato e poi appeso all’albero. Il corpo del dj salentino era stato ritrovato nelle campagne di Acquarica del Capo, località Calìe, in provincia di Lecce. Il primo sospetto, avallato dalla Pm Carmen Ruggiero, che aveva chiesto l’archiviazione del caso, era quello dell’impiccagione volontaria a mezzo di un cavo di un microfono.

La vittima, Dj e fonico dal grande avvenire

La vittima aveva lasciato anche una lettera di addio alla famiglia, scritta al computer e un parte della missiva recante una frase scritta a penna: ”x Mamma e Sergio” che i genitori del giovane non attribuivano alla calligrafia di Ivan. Poi il caso prende d’aceto, come si dice, e si arena tanto che la Pm dell’epoca chiedeva l’archiviazione ma Sergio Martella e Rita Bortone si oppongono chiedendo l’autopsia del figlio, che poi non sarebbe stata eseguita. Padre e madre chiedono che si proceda per istigazione al suicidio perché quella lettera d’addio, ritrovata nell’auto del figlio, non è certo stata scritta da Ivan.

Secondo il risultato di una perizia grafologica di parte, infatti, la frase sarebbe stata riprodotta da qualcuno che conosceva bene la calligrafia del dj. Il grafologo, professor Maurizio D’Adamo, attestava che quelle parole altro non sarebbero state che ”il prodotto di una imitazione mnemonica» da parte di qualcuno che conosceva il modo di scrivere della vittima. Successivamente il Gip Vincenzo Brancato respinge la richiesta di archiviazione e dispone una serie di nuovi accertamenti che riguardano il tracciato delle celle telefoniche del telefonino in uso alla vittima, dei messaggi contenuti nel cellulare oltre al tracciato del Gps.

Il corpo senza vita del giovane appeso all’albero

Ancora una volta però l’autopsia non si farà. Il 5 febbraio 2018 i genitori di Ivan si opporranno ad una seconda richiesta di archiviazione e presenteranno una denuncia per omissione d’atti d’ufficio. Due criminologhe, Isabel Martina e Roberta Bruzzone, evidenziano in atti l’orientamento bisessuale di Ivan, escludendo in lui ogni tendenza suicida. Del resto perché si sarebbe dovuto uccidere? Aveva 34 anni, era un giovane solare ed entusiasta del lavoro e della sua vita, stava bene di salute, faceva il fonico e il dj presso Radio Skylab e Radio Salentuosi, componeva musica, era in procinto di pubblicare un libro ed era circondato da numerosi amici. Dunque perché impiccarsi ad un albero? Ora come allora il sospetto dei genitori e del pull di consulenti legali, è legato all’uomo, del luogo e dell’età di circa 65 anni, che aveva  una relazione con Ivan.

I genitori di Ivan invocano giustizia. Da Fb

Questi, come da atti che sarebbero contenuti nel fascicolo delle indagini, si sarebbe voluto liberare del giovane musicista perché non avrebbe accettato la fine della loro relazione. Già anni fa il criminologo Roberto Lazzari aveva ipotizzato che Ivan sera stato strangolato e poi appeso all’albero d’ulivo, per simulare un suicidio. Il Gip Vincenzo Brancato, nel 2018, archivia il caso ma i legali della famiglia di Ivan chiedono ancora nuove indagini, in specie su alcuni video che ritraggono Ivan in viaggio con compagno di allora, su alcune Pen-drive ed altro materiale elettronico in uso alla vittima. I genitori di Ivan attendono con trepidazione la verità.

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