La giovane, risparmiata dal padre la notte della mattanza costata la vita ad Antonella Salamone e ai due figli maschi Kevin ed Emanuel, avrebbe partecipato ai “riti di purificazione”.
Palermo – Emergono nuovi raccapriccianti dettagli nell’indagine sulla mattanza di Altavilla Milicia, la località del palermitano dove Giovanni Barreca in preda ai deliri avrebbe ucciso la moglie Antonella Salamone e i due figli Kevin di 16 anni ed Emanuel di 4. Anche la figlia diciassettenne della coppia, unica sopravvissuta, avrebbe partecipato a quelle torture, per questo gli atti sono stati trasmessi al tribunale dei minori che dovrà valutare la sua posizione.
Barreca si era convinto di doversi liberare dalla presenza del demonio, un delirio che – come ha spiegato oggi il procuratore di Termini Imerese Ambrogio Cartosio – è iniziato a dicembre, oltre un mese fa, quando Sabrina Fina e Massimo Carandente hanno iniziato a frequentare abitualmente quella che oggi in paese è conosciuta come la “villetta degli orrori”. Barreca li aveva conosciuti sui social, trovandovi un’eco alle sue ossessioni. “Il padre è un soggetto che da anni vive quello che definirei un delirio mistico ed è dominato da una accesissimo fanatismo religioso. Questo ha pesato enormemente sulla famiglia e soprattutto su suoi figli”, ha detto il pm.
La coppia avrebbe spiegato a Barreca che per liberare la casa dai demoni era necessario fare dei rituali di purificazione, che via via sono diventati sempre più violenti. Fino alla notte di giovedì 4 febbraio, quando Antonella Salamone, l’unica a non partecipare a rituali e torture, viene sacrificata. “Forse si era opposta”, spiega il procuratore. Poi tocca ai figli maschi. Anche il ragazzo, che di quelle pratiche diventerà vittima, in una prima fase partecipa ai rituali. Ai riti e alle torture avrebbe partecipato anche la sorella, dice Cartosio: “Ha partecipato a una serie di riti di purificazione che in concreto hanno riguardato la tortura alla madre e al fratello”.
Tra i reperti ritrovati dagli inquirenti nella villetta degli orrori c’erano un attizzatoio e fili elettrici probabilmente usati per le torture, oltre a una sciarpa e strofinacci forse per soffocare le vittime o per non far sentire le loro urla di dolore. Gli investigatori hanno portato via anche dei guanti, che potrebbero essere stati usati durante le sevizie. A stabilire se e come siano stati usati per i “rituali” lo stabiliranno le analisi tecniche.
In ogni caso l’indagine non è finita. “Se dietro ai protagonisti di questa vicenda ci sono altri soggetti e scenari? forse sì, cercheremo di capirlo, e speriamo di avere l’appoggio delle altre sedi giudiziarie e delle altre istituzioni per capirlo”, conclude il pm.