La coppia palermitana si difende scaricando le responsabilità su Barreca e la figlia maggiore, ma per gli inquirenti la loro ricostruzione non regge.
ALTAVILLA MILICIA (Palermo) – Gli inquirenti continuano a ricostruire quanto accaduto nella villetta degli orrori ma gli indizi raccolti sino ad oggi contrastano con la versione dei fatti raccontata da Sabrina Fina e Massimo Carandente. La coppia di Palermo, che avrebbe partecipato alla mattanza di Antonella Salomone e dei figli Kevin di 16 anni ed Emanuel di appena 5, ai fini di esorcizzare il diavolo che era in loro, avrebbe puntato il dito su Giovanni Barreca e la figlia minorenne accusandoli quali autori della strage. Proprio Fina e Carandente invece sarebbero stati i protagonisti delle sevizie e dell’eliminazione fisica, dopo orrende torture, dei tre congiunti ed in particolare di Kevin Barreca, altra vittima sacrificale della coppia di “estremisti” religiosi.
I due reclusi, in attesa di essere convocati per l’interrogatorio davanti al Pm Manfredi Lanza, continuano a professarsi innocenti. La coppia di palermitani reitera di essere stata presente in casa Barreca solo per pregare addossando le responsabilità di quanto accaduto a padre e figlia. Secondo i due, infatti, Giovanni Barreca avrebbe chiuso il cancello della villetta con un catenaccio per non farli uscire costringendoli così ad assistere al massacro. Una narrazione che, però, non sembrerebbe reggere davanti alla ricostruzione della Procura. Kevin, all’inizio della carneficina, sarebbe stato a guardare mentre i presenti infierivano sulla povera Antonella.
Il giovane avrebbe aiutato il padre a seppellire la donna in una buca. Subito dopo però Kevin si sarebbe ribellato tanto che gli sguardi dei cosiddetti “Fratelli di Dio” si sarebbero rivolti contro di lui immobilizzandolo per poi iniziare con le torture. Il ragazzo si sarebbe difeso con tutte le sue forze dunque Sabrina, Massimo e Giovanni sarebbero stati costretti ad immobilizzarlo con una corda mani e piedi. Ma Kevin, anche se legato, avrebbe dato un morso a Sabrina ferendogli la gamba sinistra dopo aver ferito anche il marito tirandogli un quadro sul collo quando aveva ancora le mani libere:
”In particolare il padre lo aveva bloccato – si legge in atti giudiziari – mentre Sabrina e Massimo lo legavano con una catena piena di ruggine, cavi e fili”. I particolari del ferimento sono contenuti nel referto sanitario che riguarda la stessa Fina. A suo tempo la donna aveva dichiarato al medico di turno di essere stata aggredita fisicamente e attribuiva a Kevin i graffi e gli ematomi sulle braccia oltre alla ferita al polpaccio sinistro poi medicata dopo il terribile esorcismo.
L’imbianchino, di contro, anche se ancora in preda al delirio mistico, ha accusato Sabrina e Massimo, parlando di un suggeritore esterno e facendo intuire di essere stato manipolato per convincerlo a sterminare moglie e figli. Il 16 aprile scorso Barreca ha parlato nel carcere di Enna con la criminologa Roberta Bruzzone e il suo avvocato difensore Giancarlo Barracato. Sono state due ore di dialogo fitto, con Barreca che cercava citazioni e passaggi sulla Bibbia, a volte con il volto più disteso, a volte piangendo a dirotto quando il racconto dell’orrore si è fatto più spaventoso:
”La prima a morire è stata Antonella – ha raccontato dal carcere l’imbianchino – legata per terra e percossa per tre giorni da tutti i componenti della famiglia… E’ Sabrina che la condanna a morte additandola come ancora posseduta dal demonio dopo il precedente esorcismo non andato a buon fine…”.
Sembra però che Antonella sarebbe stata uccisa dalla coppia malefica perché voleva farli uscire di casa mentre Sabrina e Massimo pare avessero deciso di trasferirsi nella villetta di Altavilla. Poi Sabrina, sostenendo che le sue erano parole di Dio, avrebbe iniziato a parlare in aramaico “inventato” mentre Antonella, spinta per terra, veniva legata, imbavagliata e lasciata per tre giorni senza cibo né acqua. La vittima veniva colpita ripetutamente con pentole e attizzatoi sino a esalare l’ultimo respiro:
”Volevo chiamare un mio amico delle pompe funebri – ha aggiunto Barreca – ma Carandente me l’ha impedito dopo una telefonata. Cosi abbiamo avvolto il corpo in un piumone per poi gettarlo in una buca in giardino. Lo abbiamo bruciato ma non del tutto…”. Subito dopo moriranno Manuel e Kevin, quest’ultimo incaprettato.