Dopo Colosimo interviene l’europarlamentare M5S: “Si consente a esponente di spicco di Cosa Nostra di riallacciare i contatti con l’esterno”.
Roma – Giovanni Riina, figlio del “capo dei capi” di Cosa Nostra per associazione mafiosa e omicidio, è in carcere dal 1996. Due giorni fa la notizia che la Corte di Cassazione, per la prima volta dal 2002, ha annullato con rinvio la proroga del regime di carcere duro. I giudici, accogliendo l’istanza di Riina, hanno ritenuto “meramente apparente” la motivazione con cui il tribunale di Sorveglianza di Roma aveva stabilito invece la correttezza del provvedimento del ministero della Giustizia con cui il 9 novembre del 2023 era stato rinnovato ancora una volta il 41 bis per il detenuto. L’Antimafia ha chiesto la documentazione.
La presidente della Commissione parlamentare antimafia, Chiara Colosimo aveva subito replicato: “Chiederò le carte su Giovanni Riina. La storia criminale di questo uomo non conosce dissociazioni e il solo cognome incute, ancora oggi, paura e una sorta di pericolosa e aberrante fascinazione. Metteremo la Commissione parlamentare antimafia a difesa del 41bis”, ha annunciato. Ora interviene anche Giuseppe Antoci, europarlamentare del M5S e Presidente della Commissione Politica DMED del Parlamento Europeo. “La Cassazione avrebbe annullato il provvedimento che proroga il regime del 41-bis al mafioso Giovanni Riina per “motivazione apparente. Per un vizio di forma, per un percorso argomentativo non adeguatamente ricco svolto dai giudici di merito, si consente a un esponente di spicco di Cosa Nostra di riallacciare i contatti con l’esterno”.
“In uno stato di diritto – continua Antoci – i provvedimenti giurisdizionali devono essere motivati compiutamente, però non si può pretendere che una situazione di mafiosità conclamata possa essere argomentata in termini ogni volta diversi, né si può affermare che l’attualità del pericolo che rappresentano i capimafia debba essere ogni volta riconsiderato in motivazione, senza essere dedotto dalla stessa appartenenza alla mafia, dalla quale non ci si è mai dissociati. La lotta alla mafia – conclude l’europarlamentare – si fa con gli strumenti normativi adeguati e la loro corretta applicazione; ma non possono essere i vizi di forma a vanificare i risultati che trent’anni di virtuoso contrasto giudiziario hanno prodotto”.