Omar Jimenez, reporter americano della Cnn, è stato arrestato in servizio dalla polizia di Minneapolis. La situazione nella città americana, teatro dell’omicidio di George Floyd, è diventata sempre più incandescente. Le rivolte ormai hanno coinvolto la maggior parte delle strutture urbane e i danni che si riscontrano sono ingenti. Caserme, questure, supermercati e banche sono state prese d’assalto. Alcuni edifici dati alle fiamme. Quella americana non può essere classificata come protesta politica, non ci sono rivendicazioni specifiche, piuttosto come una vera e propria rivolta spontanea prodotta dall’indignazione corale per la morte del cittadino afroamericano. La tensione, inoltre, si è diffusa anche altre città tra cui Los Angeles. Giornalisti e videomaker stanno lavorando sino allo stremo delle forze per filmare e diffondere quanto sta accadendo. Tra questi c’è anche Omar Jimenez che, insieme alla sua troupe, è stato ammanettato nel bel mezzo di una diretta televisiva. Non è bastato che il cronista si identificasse mostrando il tesserino, la polizia ha deciso di agire sequestrando anche le attrezzature in dotazione ai professionisti.
Da emerge la questione è figlia di un malinteso tra le parti. I funzionari statali avrebbero chiesto a Jimenez si spostarsi di qualche metro rispetto a dove si trovava. “…Ci spostiamo dove volete…”, avrebbe risposto il reporter. Ma qualcosa è andato storto. Dopo pochi minuti sono partite le manette per i dipendenti della Cnn. Jimenez non ha opposto resistenza e continuando la diretta ha chiesto agli agenti “…Perché mi state arrestando?…”, senza ottenere risposta.
L’ufficio stampa della Cnn ha rilasciato immediatamente un comunicato in merito all’accaduto: “…Un reporter e il suo team sono stati arrestati – recita il documento – questa mattina a Minneapolis per aver svolto il loro lavoro, nonostante si siano identificati agli agenti: questa è una chiara violazione dei diritti previsti dal Primo Emendamento. Le autorità del Minnesota, incluso il governatore, devono rilasciare immediatamente i 3 impiegati della Cnn…”.
A fare da eco all’emittente televisiva si è aggiunto anche Charles Ramsey, ex capo di diversi dipartimenti di polizia a Philadelphia e Washington, il quale non ha avuto mezzi termini: “…Un arresto che non ha senso…”, ha detto l’ex funzionario di polizia e c’è da credergli.
La percezione è che oltreoceano la situazione stia sfuggendo di mano. L’immediatezza e la violenza delle proteste non erano state previste dalle istituzioni locali che si sono trovate costrette a fronteggiare una miriade di persone mosse da una rabbia sociale senza pari. Gli scontri nel frattempo continuano e coinvolgono sempre più strati della società civile. In loco sono arrivati i rinforzi: 500 uomini della Guardia Nazionale in assetto da guerra. Quali saranno le prossime mosse di Trump?