L’ex ultrà etneo, a tredici anni dall’omicidio dell’ispettore Raciti, non intende ravvedersi perché si ritiene innocente ma perde i benefici destinati ai detenuti che non mostrano contrizione per i reati a loro ascritti. Se ne riparlerà a luglio quando la Cassazione dovrà pronunciarsi nel merito
CATANIA – Antonino Speziale, 30 anni, chiede misure alternative alla detenzione, il tribunale di Sorveglianza le rigetta. L’ultrà catanese condannato a otto anni di reclusione per l’omicidio preterintenzionale dell’ispettore capo di polizia Filippo Raciti, morto ammazzato il 2 febbraio del 2007 allo stadio Massimino durante il derby Catania-Palermo, ha sempre professato la propria innocenza. Per questo motivo non ha potuto beneficiare di alcun “premio” durante la sua detenzione iniziata il 14 novembre del 2012 e che avrà termine il 29 aprile dell’anno venturo. Speziale, all’epoca dei fatti minorenne, era stato condannato per la prima volta a 14 anni di carcere dal tribunale dei Minori etneo per omicidio preterintenzionale.
La vittima, l’ispettore Filippo Raciti, era morto a seguito dei tafferugli tra le opposte tifoserie anche se l’evento delittuoso era e rimane assai controverso. Secondo le accuse nei diversi gradi di giudizio Speziale, durante l’arrivo dei tifosi del Palermo allo stadio Massimino, avrebbe lasciato il suo posto all’interno della struttura sportiva per scontrarsi con gli ultras rivali e avrebbe utilizzato un sotto-lavello in metallo, usandolo come ariete, contro le forze dell’ordine che cercavano di bloccare il giovane e gli altri scalmanati ormai presi da un’irrefrenabile furia distruttrice.
In quell’occasione, davanti all’ingresso della Curva Nord, Speziale avrebbe ferito mortalmente, con una lesione al parenchima epatico, l’ispettore Raciti che nonostante i soccorsi dei colleghi spirava in ospedale. Dalla prima condanna in poi Speziale si è visto ridurre la pena ma non si sarebbe mai pentito attese le sue dichiarazioni di estraneità ai fatti che il tifoso del Catania ha esternato sin dall’inizio della burrascosa vicenda giudiziaria. Un caso, in verità, mai chiarito del tutto e con aspetti ancora nebulosi per i quali si è battuto strenuamente l’avvocato Peppino Lipera, legale di fiducia del detenuto, e il padre di questi, Roberto Speziale. Entrambi, di concerto con gran parte delle tifoserie estreme di diverse squadre di calcio, hanno sempre sostenuto che Antonino Speziale non c’entrasse affatto con l’omicidio occorso all’ispettore Raciti, deceduto per altri motivi.
Uno di questi aveva per ipotesi l’arretramento del pesante automezzo di servizio che avrebbe urtato il poliziotto, subito dopo accasciatosi per terra perché colpito al fegato. La supposizione, ricostruita su queste colonne, non avrebbe trovato riscontri obiettivi o, per lo meno, gli indizi necessari per tramutarsi in fonte di prova. Comunque siano andate le cose Antonino Speziale ha chiesto più volte di uscire dal carcere con permessi di diversa tipologia ma tali benefici gli sono stati sempre negati appunto perché la legge prevede il pentimento del detenuto prima di concedere il nulla osta:
”… Speziale non può realizzare alcun ravvedimento – ha detto l’avvocato Lipera – perché ha manifestato sempre la sua innocenza e quindi non può pentirsi di un reato che non ha commesso…”.
Il noto penalista ha avanzato ricorso per Cassazione contro la decisione del tribunale di Sorveglianza di Caltanissetta che ha negato al detenuto una misura alternativa al carcere considerando l’imminente fine della pena. L’udienza del 12 marzo non si è tenuta per i noti problemi legati al Coronavirus dunque se ne riparlerà a Luglio quando gli Ermellini saranno tenuti a pronunciarsi. In più di un’occasione l’avvocato Lipera aveva reiterato l’innocenza del giovane ultrà con toni accesi:
”… In questi anni sono stato invitato dalle tifoserie di tutta Italia a parlare di questa storia che grida e griderà vergogna al cospetto di Dio – ha dichiarato più volte Lipera – a Catania sono stato guardato come il difensore dell’assassino Antonino Speziale. C’è voluto del tempo per cambiare questa opinione… Lo sanno tutti che è innocente e che è solo la vittima sacrificale. Fino alla mia morte lotterò affinché venga fuori la verità… La perizia dei Ris escludeva la responsabilità di Speziale nella morte dell’ispettore Raciti. Secondo la Cassazione non andava neanche arrestato. Lo stesso autista del Discovery, interrogato subito dopo i fatti, una volta innestata la retromarcia, aveva ammesso di aver sentito una botta e di aver visto Raciti per terra. Nessuno ha dichiarato che l’ispettore fu colpito dal lavello ritenuto l’arma del delitto…”.