Spagna, governo rinuncia a centro per migranti nell’aeroporto di Ciudad Real

Sanchez aveva criticato le politiche del governo Meloni sugli immigrati, in particolare la norma sull’uso delle sim nel ddl sicurezza.

Ciudad Real – La realizzazione di un centro di assistenza di emergenza per l’immigrazione nell’aeroporto di Ciudad Real, in Castiglia la Mancia, di proprietà dell’impresa Ciudad Real International Airport, è stata esclusa dal governo spagnolo, dopo le polemiche suscitate dall’iniziativa. Lo ha segnalato il ministero di Inclusione, Previdenza sociale e Migrazioni, secondo cui il piano di accoglienza nell’infrastruttura aeroportuale dei migranti irregolari giunti alle Canarie, dopo settimane di valutazione, è stato scartato “per motivi tecnici”.

In Spagna era scoppiata una polemica per la volontà del governo centrale di Pedro Sanchez di aprire un centro di accoglienza per migranti all’aeroporto di Ciudad Real. Il centro, nello scalo in disuso, sarebbe servito ad accogliere temporaneamente i migranti che arrivano alle Isole Canarie e in altri territori come Baleari e Almeria. Il governo regionale della Castilla-La Mancha, guidato dal socialista Emiliano García-Page, critico con Sanchez, aveva contestato l’idea di “stipare persone in baracche in un aeroporto che dista 12 km da qualsiasi luogo“, affermando che ci sono posti più dignitosi dove accogliere i migranti, riferisce la radio tv pubblica Rtve. Anche il sindaco di Ciudad Real, Francisco Cañizares, del Partito popolare, ha criticato il progetto, affermando che gli “ricorda quello che fa Giorgia Meloni in Italia“.

Duello Sanchez-Meloni

Sui migranti si era tra l’altro registrato uno scontro aperto tra Madrid e Roma. Il premier Pedro Sanchez, aveva attaccato “il governo italiano”, perché con le misure contenute nell’ultimo ddl sicurezza “vuole togliere a un immigrato il diritto di comprare una sim per un cellulare” impedendo così “a un migrante vulnerabile anche la possibilità di parlare con la famiglia e farle sapere della propria situazione!”. “Volete togliere a un’immigrata colombiana o ecuadoregna, a cui è stata negata la richiesta d’asilo, il diritto a comprare una sim per un cellulare? Perché questo è ciò che sta proponendo il governo italiano con quella politica migratoria che voi tanto ammirate”, aveva attaccato Sanchez.

Al leader dei conservatori, Alberto Nunez Feijoo, che di recente aveva incontrato a Roma la premier italiana Giorgia Meloni, lodandone le politiche migratorie, Sanchez aveva rinfacciato di non essere “informato sui dati”. Poiché,aveva sottolineato il leader socialista, “nell’ultimo anno e mezzo sono entrate in Italia 156.000 persone in situazione irregolare, ovvero quasi il triplo di quelle arrivate in Spagna nello stesso periodo di tempo”.

Secca la replica del vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani che non solo aveva respinto ogni critica, ma aveva accusato la politica di Madrid di essere sostanzialmente inefficace contro il traffico di essere umani: “In Italia l’immigrazione illegale è diminuita del 64% mentre in Spagna è aumentata del 64%”, aveva detto il vicepremier sottolineando: “L’Italia è libera di presentare le sue proposte e i dati indicano che le politiche italiane di contrasto all’immigrazione illegale sono vincenti, mentre quelle spagnole mi pare che non lo siano”, ha concluso.

Intanto però in Spagna il Consiglio dei Ministri ha approvato ieri un nuovo Reglamento de Extranjería. La riforma del Ministerio de Inclusión, Seguridad Social y Migraciones, dedica una sezione specifica ai visti, sia di breve che di lunga durata, per rendere più comprensibile la normativa. Inoltre, semplifica le procedure, delimita le competenze tra consolati e uffici stranieri e riduce la burocrazia. Tutte le autorizzazioni iniziali avranno una durata di un anno e i rinnovi di quattro anni. Anche il visto per ricerca di lavoro, che prima era un’autorizzazione di tre mesi, sarà valido per un anno.

Un altro capitolo importante riguarda l’arraigo (letteralmente, “radicamento”, un meccanismo di regolarizzazione ad personam sempre aperto), che sarà di cinque tipi: sociale, socio-formativo, socio-occupazionale, familiare e di seconda opportunità. Il periodo minimo di permanenza in Spagna per accedervi è stato ridotto da 3 a 2 anni, sono stati introdotti requisiti più flessibili ed è previsto da subito l’accesso al lavoro, anche autonomo.Vengono semplificate le assunzioni, rispondendo meglio  alle esigenze del mercato interno, ma anche rafforzati i diritti dei lavoratori migranti. Aumenta la collaborazione con i Paesi terzi e con le Parti Sociali e vengono rafforzati gli strumenti per prevenire irregolarità e sfruttamento. 

Sono previste, infine, facilitazioni per i ricongiungimenti dei migranti e dei cittadini spagnoli che hanno familiari stranieri. La riforma consente anche il ricongiungimento di figli e genitori di vittime di tratta, violenza sessuale o di genere.

Facebook
Twitter
LinkedIn
WhatsApp
Email
Stampa