Ogni anno in Italia finiscono in spazzatura 500mila tonnellate di cibo, un tesoro da 9 miliardi di euro. E sotto le feste il rischio aumenta.
Il cibo che rischiamo di gettare nella spazzatura tra Natale e la Befana vale più o meno l’ormai mitico bonus- Renzi, gli 80 euro che l’allora premier infilò nelle buste paga degli italiani e che a detta di molti gli valsero il 40% di voti alle lezioni europee. Renzi ora fa il senatore ma il suo bonus, sotto altro nome, è diventato ormai parte integrante della retribuzione. Secondo Assoutenti, che in questi giorni ha rilanciato l’allarme sul malcostume degli sprechi alimentari, quel bonus si può addirittura raddoppiare, basta attenersi ad alcune semplici regole.
Sul tema Assoutenti e Adiconsum hanno organizzato un convegno dal titolo “Innovazione e digitalizzazione per un’economia circolare per ridurre lo spreco e promuovere il riuso” che si tiene questa mattina alle 10 presso il Museo Nazionale delle Ferrovie di Pietrarsa di Portici-Napoli nel corso della kermesse che unisce “Expo consumatori 2023” e “Villaggio della sostenibilità”.
In tempi di ristrettezze come questi, con molte famiglie (circa 200mila) che non riescono a pagare la rata del mutuo salita alle stelle, mentre crescono le code alle mense per i poveri, lo spreco alimentare da malcostume è diventato un’eresia economica che il Paese non può più tollerare. Tra pane, verdura, frutta fresca e bevande varie ogni anno finiscono nella spazzatura 500mila tonnellate di cibo, qualcosa come 9 miliardi di euro, un salasso da oltre 250 euro a famiglia.
Lo spreco del cibo è uno dei grandi paradossi della società contemporanea, incapace di garantire la giusta alimentazione a tutta la popolazione del pianeta ma anche di limitare perdite e sprechi. Il problema è anche ambientale, perché produzione e commercializzazione del cibo non sono processi a costo zero, comportano consumo di acqua e suolo e produzione di gas serra. E’ stato calcolato che se lo spreco fosse uno stato sarebbe il terzo inquinatore del pianeta.
L’allarme di Assoutenti giunge dunque a tempo debito, prima che si scateni la corsa ai regali e ai cenoni, che la frenesia diventi padrona dei nostri comportamenti trasformandoci in compratori compulsivi. L’allarme dello spreco, infatti, suona più forte proprio a Natale, quando tra i generi alimentari più “sacrificati” compaiano, oltre a prodotti freschi quali frutta e verdura, anche pasta, pesce, panettoni, torroni e spumante. Invertire la tendenza si può e non costa nemmeno fatica, soltanto un po’ d’attenzione.
A partire da una razionale pianificazione della spesa, la famosa lista che andrebbe poi rispettata alla lettera evitando di farsi “corrompere” da offerte che inducono ad acquistare più del necessario. Il controllo delle scadenze è un altro punto dirimente del prontuario antispreco, ricordando sempre che “da consumare preferibilmente entro” è differente da “da consumarsi entro”. La corretta conservazione allunga la vita del cibo, ma nel frigorifero è utile farlo ruotare ponendo davanti quello più vecchio. C’è poi la buona pratica del riuso: la cucina italiana è ricca di piatti “svuotafrigo” capaci di ridare dignità al cibo avanzato. Infine, attenzione alle quantità: servendo porzioni contenute – c’è sempre tempo per il bis – si creano meno avanzi nei piatti, i primi destinati alla spazzatura.