L’avvocato Giuseppe Lipera ha chiesto la ricusazione del giudice che non ha risposto alla richiesta di cancellare dal procedimento le ingiurie usate dall’Avvocatura di Stato.
Catania – Serviranno tempi più lunghi per decidere sulla richiesta di annullamento del decreto di espulsione di Sarah, la giovane catanese nata in città da genitori tunisini che, dopo essere stata rapita dal padre e portata in Tunisia, è rientrata in Italia il 25 agosto dell’anno scorso sbarcando da un barcone a Pantelleria. Una volta approdata dopo aver rischiato la vita in mare, per la 21enne è arrivata la doccia fredda: si è vista recapitare un decreto di espulsione dalla Questura di Catania.
Ora Giuseppe Lipera, legale della giovane, ha chiesto la ricusazione del giudice Rosario Maria Annibale Cupri che, su richiesta dell’Avvocatura dello Stato, aveva anticipato l’udienza, non pronunciandosi invece sulla richiesta formulata dal legale riguardo la cancellazione delle frasi ingiuriose nei propri confronti contenute nella memoria depositata dalla stessa Avvocatura dove si legge: “è bene, però, subito fugare ogni dubbio in relazione alle farneticanti elucubrazioni – dal valore più politico che giuridico – sulla cittadinanza della ragazza”.
Parole di cui l’avvocato Lipera ha sollecitato la cancellazione attraverso due istanze differenti, ma sulle quali il giudice aveva aveva dichiarato di voler decidere unitamente al merito della causa. Di contro il giudice ha accolto la richiesta dell’Avvocatura – a corto di personale e impossibilitata a presenziare all’udienza fissata l’8 maggio – di anticiparla al 29 aprile e sostituirla con il deposito di note scritte. Il tutto senza pronunciarsi sulla cancellazione degli improperi contro il difensore della ragazza. Da qui la richiesta di ricusazione e la sospensione del procedimento in attesa della decisione sulla stessa.
Anche Sarah attende, come d’altronde il decreto di espulsione a suo carico. La giovane è in un limbo personale e giuridico che così ha descritto il suo legale: “La fattispecie concreta in cui si trova non è disciplinata da alcuna norma, perciò va risolta col buon senso. Questa ragazza è nata a Catania, in questa città ha lasciato la mamma e tre fratelli solo perché rapita dal padre. La madre l’ha aspettata per anni, tentando invano, purtroppo, tutte le strade per farla tornare già da minorenne. Ha tentato innumerevoli volte di ricongiungersi alla amata madre – ha concluso Lipera – ma le macchinazioni burocratiche del nostro ordinamento gliel’hanno sempre impedito”.
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