ilgiornalepopolare società

Società intestate a incapaci di intendere e volere. Erano divisi in 3 categorie

Enorme operazione che vede coinvolte 19 società, alcune delle quali intestate a prestanome con deficit psichici. Due persone in carcere, tre ai domiciliari e una irreperibile. Sequestrati 85mila euro in contanti.

Parma – Eseguita un’ordinanza di applicazione di misure cautelari personali e contestuale decreto di sequestro preventivo per una serie di reati, tra cui: emissione di fatture per operazioni inesistenti, dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture per operazioni inesistenti; circonvenzione di incapaci, associazione per delinquere finalizzata a commettere delitti di frode fiscale e circonvenzione di persone incapaci. Risultano indagate complessivamente 46 persone fisiche, 19 società per un totale di 77 capi di imputazione.

L’ordinanza è stata eseguita nei confronti di 5 persone fisiche, di cui 2 destinatarie della custodia in carcere (Vitale Alessandro ed Allegri Matteo); • 3 destinatarie degli arresti domiciliari (Campanari Fabrizio, Zekri Faouzi ed Acampa Vincenzo); • mentre un sesto destinatario dell’ordinanza cautelare in carcere risulta allo stato irreperibile. Con il decreto è stato disposto il sequestro preventivo finalizzato alla confisca diretta di 7.861.327 di euro pari all’ammontare delle imposte complessivamente evase, nei confronti di 19 società, ovvero: 1) Gedi srls 2) Scudo srls 3) Icom Services srls 4) Svalbard srl 5) Global Master srl 6) Immobiliare Torre srl 7) Immobiliare la Torre srl 8) Trimontium srl 9) Expo Art srl 10)Meccaniche Mora srl 11)Salus srl 12)Astana srl 13)Belletti e Ferrari srl 14)D’Addetta srl 15)Deklsa Inox srl 16)Frimec srl 17)IM.CA. Società Operativa Di Produzione Lavoro srls 18)Sade Inox srl 2 19)I.M.I.B. Service srl e, in alternativa, per equivalente su beni mobili, immobili e disponibilità liquide di 12 indagati.

Le attività di polizia giudiziaria, dirette dalla Procura della Repubblica di Parma e svolte dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria e dal Gruppo della Guardia di Finanza di Parma, hanno consentito di ipotizzare, tra l’altro, l’esistenza di un’associazione per delinquere finalizzata -anche mediante la circonvenzione di diversi soggetti incapaci- alla realizzazione di un collaudato e articolato sistema di evasione fiscale mediante l’emissione di fatture per operazioni inesistenti di rilevante ammontare (oltre 35 milioni di euro per i soli periodi d’imposta 2019-2020-2021), allo scopo di consentire a svariate imprese dislocate sull’intero territorio nazionale di abbattere il reddito imponibile attraverso costi fittizi. Le imprese utilizzatrici delle fatture false, dopo aver ricevuto tali documenti fiscali, avrebbero trasferito le somme indicate in fattura alle cartiere emittenti allo scopo di simulare il pagamento delle prestazioni mai avvenute.

Successivamente, tali importi sarebbero stati trasferiti su conti correnti di altre imprese cartiere senza alcuna sottostante motivazione commerciale o economica, con l’intento di aumentare i passaggi di denaro da un conto all’altro così da ostacolare la ricostruzione dei flussi finanziari sottesi alle fatture false. Infine, le somme di denaro sarebbero state immediatamente prelevate – direttamente in contanti – da soggetti ingaggiati appositamente a tal fine (cosiddetti “prelevatori”), in modo da essere restituite agli utilizzatori al netto di remunerative “commissioni” per gli organizzatori della frode, pari al 6% dell’importo totale indicato nelle fatture false. I componenti dell’organizzazione sarebbero stati in grado di monetizzare cifre ingenti – fino a un milione di euro al giorno – in modo pressoché contestuale ai bonifici effettuati dai clienti che così sapevano di non rischiare di perdere le somme erogate dopo aver ricevuto fatture per operazioni inesistenti.

In taluni casi, per la monetizzazione delle somme bonificate dai clienti-utilizzatori delle fatture false, l’organizzazione si sarebbe avvalsa di conti correnti cinesi cui avrebbe trasferito i bonifici ottenendo l’immediata disponibilità in contante in Italia della corrispondente somma decurtata della “commissione” riconosciuta ai fornitori del denaro pari in media al 2%. Secondo l’ipotesi d’accusa, condivisa dal GIP, gli indagati si sarebbero avvalsi di diverse imprese cartiere, prive di una reale operatività e consistenza economica, fittiziamente intestate a prestanome reclutati anche tra persone con deficit psichici, in stato di bisogno o facilmente manipolabili sui quali far ricadere le responsabilità delle condotte illecite contestate.

Significative sul punto sono le esplicazioni fornite nel corso delle indagini da uno dei soggetti maggiormente coinvolti, secondo cui i prestanome si distinguerebbero in 3 specie:
1) quelli che devono fare;
2) quelli che devono parlare;
3) quelli che devono fallire.
Quelli che devono fare sarebbero coloro da utilizzare per i progetti e per questo devono essere persone presentabili e che posseggano una cultura media. Quelli che devono parlare sarebbero quelli da utilizzare per rapportarsi con forze dell’ordine/amministrazioni statali e quindi sono i commercialisti. Quelli che devono fallire (vera e propria “carne da macello”) sarebbero quelli da utilizzare esclusivamente per le società destinate a fallire. Gran parte del meccanismo illecito, però, presupponeva la creazione di società formalmente intestate a soggetti-prestanome, caratterizzati da deficienza psichica, che venivano utilizzati per sottoscrivere atti societari, aprire conti correnti, richiedere carte di pagamento, il tutto -secondo l’ordinanza cautelare- “nell’ottica di scaricare sulle teste di legno ogni responsabilità per le attività di cartiere nate come vuoti simulacri e destinate ad essere abbandonate una volta divenute inservibili per i fini illeciti perseguiti dall’associazione per delinquere”.

All’esito delle attività di servizio svolte nella giornata di ieri sono stati oggetto di sequestro:
• € 85.000 in contanti, rinvenuti nel controsoffitto di un ufficio aziendale nella disponibilità di un indagato; 4 • 4 autovetture di cui una Porsche;
• un trust in cui sono stati trasferiti 5 appartamenti ubicati a Parma, una villa e n. due appartamenti in provincia di Parma, 1 appartamento in provincia di Reggio Emilia;
• alcuni orologi di lusso;
• disponibilità bancarie per € 684.000;
• ulteriori immobili, disponibilità finanziarie e quote societarie in corso di quantificazione.

Ovviamente, nel rispetto dei principi della presunzione di innocenza, non si può non sottolineare che quanto sin qui esposti sono i risultati delle investigazioni, sottoposti alla valutazione del GIP e che, a loro volta, saranno ora suscettibili di ulteriori valutazioni del Giudice all’esito degli interrogatori di garanzia, durante i quali gli indagati avranno la possibilità di esporre le loro linee difensive.

Facebook
Twitter
LinkedIn
WhatsApp
Email
Stampa