Socialmente pericoloso e libero…di uccidere

Cronaca di una morte annunciata: il killer di Marta Di Nardo più volte respinto dalle strutture sanitarie che dovevano ospitarlo: carenza di posti.

Milano – Si può morire anche così, incontrando sulla propria strada un vicino “socialmente pericoloso e incapace di autodeterminarsi”, ben noto alle autorità e comunque libero come l’aria. Libero di sgozzare e poi fare a pezzi il corpo di Marta Di Nardo, la donna di 60 anni ricercata per due settimane in tutta Milano dopo la denuncia di scomparsa presentata dal figlio, e ritrovata cadavere nell’appartamento di Domenico Livrieri, 46 anni, reo confesso dell’omicidio. E’ la cronaca di una morte annunciata a seguito all’ennesimo corto circuito giudiziario-burocratico. Livrieri non doveva essere lì e Marta sarebbe ancora viva.

La vicenda è riassunta dal gip Alessandra Di Fazio nell’ordinanza di custodia in carcere per l’omicidio: Livrieri avrebbe dovuto trovarsi in una Rems, una struttura sanitaria di accoglienza per gli autori di reato affetti da disturbi mentali e socialmente pericolosi. Nella struttura, però, non ci è mai andato per “mancanza di disponibilità – scrive ancora il gip – nonostante i ripetuti solleciti del pm alle autorità di competenza”.

Livrieri e, nel riquadro, la sua vittima, Marta Di Nardo.

Livrieri, infatti, oltre a reati contro il patrimonio, ha due precedenti specifici per violenza sessuale e sequestro di persona: per quest’ultimo era stato condannato in abbreviato a 2 anni e otto mesi di reclusione. Il 5 luglio del 2021, per il reato di violenza sessuale e lesioni, era stata disposta nei suoi confronti la misura della custodia cautelare in carcere, poi sostituita a settembre dello stesso anno con la misura della libertà vigilata, a sua volta sostituita a marzo del 2022 con quella della Rems, mai eseguita.

Livrieri, scrive il gip, è un “soggetto affetto da schizofrenia e con gravi patologie psichiatriche che lo rendono socialmente pericoloso e del tutto incapace di autodeterminarsi”. Il giudice chiarisce che l’uomo adesso deve restare in carcere, anche perché “tutte le misure di sicurezza precedentemente applicate sono state vane” e da una relazione medica risulta che “non esistono terapie specifiche per il disturbo di personalità per il quale lo stesso è affetto“. L’unica soluzione, ribadisce il gip, “sarebbe stata il ricovero in Rems, ad oggi mai eseguito”.

Messa così, la certosina ricostruzione della catena di omissioni che hanno portato di fatto alla morte di Marta Di Nardo atterrisce. E’ concepibile che il sistema non preveda uscite di sicurezza nell’eventualità, forse non così remota, che non esistano posti liberi nella struttura deputata ad ospitare uno “schizofrenico inguaribile”? E che il magistrato non abbia altro potere se non quello di continuare a sollecitare le autorità competenti come farebbe un qualsiasi turista alla disperata ricerca di un posto letto in riviera per il week end? E non da ultimo: quanti altri Livrieri sono in circolazione causa il sovraffollamento delle strutture sanitarie?
   

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